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Il 30 gennaio 1948 moriva a Nuova Delhi, ucciso dal fanatico indù Nathuram Godse, il “Mahatma” (grande anima) Gandhi, considerato il profeta della non violenza. Si trovava nella capitale per uno dei tanti sit-in di protesta pacifica contro la recente separazione dell’India dal Pakistan musulmano. Fu raggiunto da tre proiettili, a distanza ravvicinata, morendo in pochi minuti. Mohandas Karamchand Gandhi era nato nel 1869 a Porbandar, cittadina di pescatori, da un ufficiale dell’esercito indiano, Primo Ministro di Rajkot, nel Gujarat: ebbe quindi accesso a un’istruzione di ottimo livello. Fu avviato alla religione dalla madre e in particolare al Giainismo, un ramo del Brahmanesimo.

La sua famiglia faceva parte della comunità modh, in altre parole un movimento dedito al commercio per tradizione: il nome Gandhi sta a significare, infatti, “droghiere”. A diciotto anni, dopo la tragica morte del padre, si trasferì a Londra per studiare da avvocato presso l’University College. Si laureò in giurisprudenza nella City, dove visse da occidentale, vestendosi secondo la moda e conducendo una vita da cittadino dell’Impero Britannico. Nel 1893 andò a lavorare in Sudafrica dove si occupò della condizione degli indiani immigrati. Fu proprio allora che cominciò a utilizzare il suo metodo di protesta basato sulla resistenza passiva per combattere la realtà della segregazione razziale e dell’ingiustizia sociale.

Lui stesso fu allontanato con forza da un autobus riservato ai soli bianchi. Nel 1906 organizzò il primo movimento dopo le nuove e più dure leggi emanate dal governo britannico contro i cittadini indiani. Tornato in India, ventuno anni dopo, nel 1914 adottò una nuova forma di lotta politica contro gli inglesi colonizzatori, nota come “disobbedienza civile”.

Solo cinque anni dopo si opporrà alla leva obbligatoria nell’esercito britannico per gli indiani e dal 1920 sarà eletto leader del movimento indipendentista. Fu proprio la violenza nata dalla guerra religiosa a portarsi via la vita del più famoso “uomo della pace“, riconosciuto come pioniere e teorico della fermezza nella verità, ovvero la resistenza all’oppressione attraverso la disobbedienza civile di massa. Grazie alle sue azioni, è stato fonte d’ispirazione per movimenti basati sulla difesa dei diritti civili come quello di Nelson Mandela.

In India, Gandhi è considerato “Padre della nazione” e il giorno della sua nascita, ovvero il 2 ottobre, ancora oggi è onorato. Gandhi sposò a tredici anni una ragazza di quattordici, originaria di una famiglia dalle modeste condizioni economiche. Da questo matrimonio nacque il primo bambino della coppia, morto dopo pochi giorni. Poi nacquero altri figli, tutti maschi. Il 15 agosto 1947 l’India conquistò l’indipendenza, ma a causa delle divergenze etniche e religiose tra musulmani e indù che provocarono sanguinose rivolte, il Pakistan fu dichiarato Stato indipendente. 

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Le Biografie

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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