La minaccia terroristica tornata a farsi sentire e vedere anche all’interno dell’Unione europea, riacutizzata dalla crisi in Medio Oriente, ha portato 9 Paesi europei a notificare alla Commissione Ue il temporaneo ripristino dei controlli alle frontiere con la sospensione della libera circolazione prevista da Schengen. Oltre all’Italia con i confini sloveni, ci sono Austria, Germania, Norvegia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia e Francia, che hanno riattivato i controlli su alcune loro frontiere.

Da sabato controlli al confine con la Slovenia

“Il governo italiano ha comunicato la reintroduzione dei controlli delle frontiere interne terrestri con la Slovenia, in base all’articolo 28 del Codice delle frontiere Schengen (Regolamento Ue 2016/339). Il ripristino dei controlli alle frontiere interne, già adottato nell’area Schengen, è stato comunicato dal ministro Piantedosi alla vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, al commissario europeo agli Affari interni, Ylva Johansson, alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, al segretario generale del Consiglio dell’Unione europea, Thérèse Blanchet e ai ministri dell’Interno degli Stati membri Ue e dei Paesi associati Schengen”. Così si legge in una nota di Palazzo Chigi.

“L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione”, informa Palazzo Chigi.

La misura verrà attuata da sabato  21 ottobre per un periodo di 10 giorni, prorogabili. Le modalità di controllo saranno attuate in modo da “garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci”. Ulteriori sviluppi della situazione ed efficacia delle misure verranno analizzati costantemente, nell’auspicio di un rapido ritorno alla piena libera circolazione.

Il quadro, spiega la nota della Presidenza del Consiglio, è “ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022). Nella sola regione del Friuli Venezia Giulia, dall’inizio dell’anno, sono state individuate 16 mila persone entrate irregolarmente sul territorio nazionale”.

Come funziona lo stop di Schengen – Sono due le procedure adottabili in casi come questo, una ordinaria (articolo 25 del Codice Schengen) e una straordinaria (articolo 28), quella scelta dal governo e motivata con una lettera del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

L’Italia ha fatto ricorso alla procedura d’urgenza, finalizzata al ripristino immediato dei controlli. In questo caso, la prima sospensione – regolamento alla mano – non puo’ superare i 10 giorni (si parte il 21 ottobre), mentre le eventuali successive proroghe possono arrivare anche a periodi di 20 giorni ciascuna, sino ad un massimo complessivo di due mesi. Raggiunto il termine massimo, è possibile attivare la procedura ordinaria, prorogando la sospensione Schengen di ulteriori quattro mesi, fino ad un totale complessivo di sei mesi.

La sospensione dell’Accordo di Schengen non è una circostanza rara: negli anni i vari Paesi Ue vi hanno fatto ricorso già 387 volte, per i motivi più diversi. L’Italia, ad esempio, in occasione del G8 dell’Aquila (2009), del G7 di Taormina (2017) e del G20 di Roma (2021).

A cura di Elisabetta Turci – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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