“Chi avesse davvero partecipato a un tale sviamento della funzione – uso volontariamente una locuzione poco impegnativa – non potrebbe essere un mio rappresentante nell’organo di autogoverno dei magistrati. Dovrebbe seriamente pensare alle dimissioni. L’autosospensione non basta”. Lo ha detto il presidente dell’Anm Pasquale Grasso parlando dei consiglieri del Csm coinvolti nella bufera scatenata dall’inchiesta di Perugia.

“Le notizie di stampa delineano una situazione che, ove pienamente confermata, disegna uno dei piĂą gravi momenti di crisi della magistratura della storia repubblicana, per il nocumento arrecato all’organo di autogoverno della magistratura”. Con queste parole Grasso, nel corso della riunione del ‘parlamentino’, ha delineato il quadro che emerge dall’inchiesta di Perugia che vede tra gli indagati il pm di Roma Luca Palamara, ex consigliere del Csm ed ex leader del sindacato delle toghe. E sulla gravitĂ  della valutazione aggiunge: “Nessuno si permetta di dire una volta di piĂą che io minimizzo.

Sono giorni che mi riscopro colto da una rabbia nera che mi incupisce, che oscura ai miei occhi la luce di giornate altrimenti luminose”. Il suo intervento è stato poi accompagnato da un lungo applauso. Fava a pm Perugia, mai favorito Palamara Non ho mai rivelato ciò che non conoscevo. Dell’inchiesta su Palamara io non sapevo nulla perchĂ© pur partendo dall’indagine su Centofanti, procedimento condiviso tra me ed alcuni procuratori aggiunti, io non ero a conoscenza di quegli atti, nei quali si parlava dei rapporti tra Centofanti e Palamara, mandati a Perugia”. Queste le affermazioni del pm Stefano Rocco Fava, difeso dall’avvocato Luigi Castaldi, nel corso dell’interrogatorio svolto ieri davanti ai pm di Perugia nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento.

Per quanto riguarda l’accusa di favoreggiamento il sostituto procuratore avrebbe spiegato agli omologhi umbri di “non aver favorito in alcun modo Palamara che scopre dell’esposto al Csm su Ielo e Pignatone nel mese di maggio. Io avevo presentato l’esposto a marzo e a quel punto non era piĂą un segreto perchĂ© a conoscenza di tanti togati. A mia memoria ricordo che Palamara era venuto da me giĂ  sapendo dell’esposto. Posso aver aggiunto qualche dettaglio, ma nulla di piĂą”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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