Da oramai 8 giorni il Paese al centro del Corno d’Africa è caduto in una profonda crisi politica con lo scontro frontale tra i due generali e i loro due eserciti che si contendono il potere per non perdere il controllo economico e sociale.

E’ appena cominciata la seconda settimana dall’inizio di quella che si configura come una vera e propria guerra civile in Sudan. Dal 15 aprile il Paese africano nel cuore del Corno d’Africa fa i conti con due generali e i loro due eserciti che di fatto si stanno contendendo il potere a suon di colpi di artiglieria e perfino con combattimenti corpo a corpo.

Gli scontri sono cominciati nella capitale Khartoum quando le Forze paramilitari del Supporto Rapido (Rsf) guidate dal generaleMohamed Hamdan Dagalo – detto Hemedti – hanno attaccato il quartier generale dell’esercito regolare capitanato dal generale Abdel Fattah al Burhan, numero uno del paese dopo il colpo di Stato del 2021.

Sia Burhan sia Hemedti sono stati uomini di fiducia dell’ex-presidente Omar al-Bashir destituito durante la rivoluzione sudanese nel 2019 dopo trent’anni di governo. Il presidente fu accusato di genocidio in merito all’annosa guerra civile nella regione del Darfur (2003-2008), in cui l’esercito sudanese si rese protagonista di un massacro etnico contro le popolazioni non musulmane. I morti furono 300.000 mila.

Secondo molti analisti lo scontro ha rivelato l’incapacità del Sudan di intraprendere un percorso di transizione che – dopo il golpe militare – avrebbe dovuto portarlo verso un governo civile. Ora rischia una catastrofe umanitaria.

A cura di Stefano Severini – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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