…Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli…
Esistevano in America fontanelle pubbliche separate per bianchi e neri.
A teatro le balconate erano altrettanto separate, e così i posti negli autobus pubblici.
La lotta per cambiare queste condizioni, e guadagnare la parità dei diritti di fronte alla legge per i cittadini di qualsiasi razza è stata la scelta di fondo della breve vita di Martin Luther King.
Pacifista convinto e grande uomo del Novecento, Martin Luther King Jr. nasce il 5 gennaio 1929 ad Atlanta in Georgia, nel profondo sud degli States.

Nel 1957 fonda la “Southern Christian Leadership Conference”, un movimento che si batte per i diritti di tutte le minoranze e che si fonda su ferrei precetti legati alla non violenza di stampo gandhiano, suggerendo la nozione di resistenza passiva.
Per citare una frase di un suo discorso: “…siamo stanchi di essere segregati e umiliati. Non abbiamo altra scelta che la protesta. Il nostro metodo sarà quello della persuasione, non della coercizione… Se protesterete con coraggio, ma anche con dignità e con amore cristiano, in futuro gli storici dovranno dire: laggiù viveva un grande popolo, un popolo nero, che iniettò nuovo significato e dignità nelle vene della civiltà” …il culmine del movimento si ha il 28 agosto 1963 durante la marcia su Washington dove, di fronte a una folla oceanica tiene al Lincoln Memorial uno dei discorsi più noti e citati della Storia, I HAVE A DREAM, ho un sogno.

Il 1964 fu un anno importante.
A febbraio dopo un duro scontro, venne approvata la legge sui diritti civili. Erano vietate le discriminazioni per l’iscrizione ai registri elettorali ed era sancito l’obbligo di ammettere tutti i cittadini, senza distinzione di razza, a qualsiasi scuola o esercizio pubblico.
A metà degli anni ’60 il Movimento per i diritti civili si spaccò: un gruppo di attivisti neri si oppose alle scelte moderate e pacifiste di King e diede vita a forme di protesta più radicali, caratterizzate dallo slogan Black power (potere nero).
Il 4 Aprile 1968 Martin Luther King fu assassinato a Memphis, nel Tennessee, con un colpo di fucile, mentre era affacciato al balcone di un albergo.
Il suo assassino, un bianco, dichiarò di aver agito da solo.

Ma le parole di Marthin Luther King, pronunciate il 28 agosto del 1963, oggi risuonano più attuali che mai.
A 58 anni di distanza mettono di nuovo i brividi, perchè dipingono la speranza, il sogno, di un paese che oggi, nonostante tutti i passi avanti, a livello di diritti civili, ancora non esiste.
E ancora va costruito, ancora va conquistato.
E ancora il razzismo in America resta “il tema dei temi”, anche perchè, a dire il vero, lo è sempre stato.
Probabilmente oggi c’è chi cita “Io ho un sogno” giusto per apparire un po’ intellettuale, come si fa con Bukowski in una didascalia su Instagram (e non c’è niente di male, meglio che venga citata e venga quindi sparsa la parola di pace e di uguaglianza), ma forse sarebbe importante anche rendersi conto di quanto, sebbene siano trascorsi quasi 60 anni, la situazione non sia poi così cambiata.

Ritornando a quel 28 Agosto 1963, c’era una marcia, una manifestazione per i diritti civili delle persone nere, poichè ancora venivano trattate come schiavi, ancora venivano discriminati, King riuscì, in un discorso immortale, a toccare tutto ciò che non andava, in un discorso che bisognerebbe studiare a scuola per insegnare agli adolescenti, il futuro di ogni società, il concetto di uguaglianza e di libertà.

“Io ho un sogno” è stato un discorso per le persone e le generazione di quei tempi, per chi si trovava davanti a lui e per chi lo avrebbe sentito o letto nei giorni successivi, ma quel discorso è soprattutto un messaggio per noi, per il futuro che ancora non è riuscito a sradicarsi dalla supremazia bianca, che finge di cambiare ma che non riesce a non considerare, automaticamente, un nero, comunque un “diverso”.

Il discorso di Martin Luther King è ritenuto oggi un “capolavoro della retorica” poichè non solo invoca la Dichiarazione d’Indipendenza, il proclama di Emancipazione e la Costituzione degli Stati Uniti D’America, ma cita anche Abramo Lincoln e persino Shakespeare e la Bibbia.

E, mentre vi invito ad andarlo a rileggere, voglio concludere con le parole che più mi hanno toccato, perchè sono le parole in cui il sogno diventa “credere che la realtà possa accadere”: “…Io ho un sogno, che un giorno, sulle rosse colline della Georgia, i figli di coloro che un tempo furono schiavi, e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza…”

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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