Il premier Mario Draghi è giunto in Libia. È la sua prima visita di stato in un paese estero. Obiettivo della missione, nella Tripoli che torna alla sua stabilità politica riaffermare una leadership italiana oscurata, negli ultimi anni, dall’egemonia turca in Tripolitania e da quella russa in Cirenaica.
Mario Draghi è stato accolto al suo arrivo a Tripoli dal premier libico Dabaiba, con cui ha iniziato subito dopo un colloquio diplomatico.

La Libia, sia pur a fatica, è tornata dopo mesi oscuri a rimettersi in carreggiata in direzione delle elezioni politiche il prossimo dicembre. Ha un primo ministro riconosciuto in Tripolitania e Cirenaica e votato con un notevole, anche se provvisorio, consenso politico. E per l’Italia tornano ad aprirsi spiragli diplomatici, come l’apertura del consolato a Bengasi, economici con il consolidamento del ruolo dell’Eni e possibilmente anche sulla cooperazione sui migranti.

Sono questi i tre dossier che Draghi esaminerà con Dabaiba nell’incontro a Tripoli e che sarà seguito da una dichiarazione congiunta. Nella missione di Draghi, accompagnato dal minostro degli esteri Luigi Di Maio, c’è un pacchetto di investimenti sul quale Roma può puntare. “Riaprire al più presto a investitori e ditte italiane” è la richiesta giunta da Dabaiba. Ieri, ad esempio, è stato siglato un accordo per rinnovare l’aeroporto di Tripoli, ma oltre al progetto di raddoppio della cosiddetta “autostrada della pace”, frutto del controverso Trattato d’amicizia Italia – Libia siglato da Berlusconi e Gheddafi nel 2008, c’è soprattutto il capitolo energetico.

La presenza dell’Eni in Libia è strategica sia per Tripoli sia per Roma, lo era molto di più al tempo di Gheddafi, ma lo è ancora oggi, nonostante la presenza sempre aggressiva di Parigi o quella, più recente, di Ankara e di Mosca. Una concorrenza che si estende a tutto il Mediterraneo Orientale e che coinvolge, nuovamente, anche gli Stati Uniti.
È anche grazie al rinnovato interesse dell’amministrazione Usa che il ruolo italiano può puntare a conquistare nuovi spazi.

E poi c’è il dossier migranti. Con l’intesa in Ue sulla redistribuzione degli arrivi che latita da mesi, per Roma, tocca anche fare da soli. Il governo potrebbe puntare a favorire lo stop ai flussi sin dal Fezzan, la regione desertica che occupa il Sud della Libia. Una regione dove, tradizionalmente, è la Francia ad esercitare la sua influenza diplomatica.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto News

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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