E’ arrivato il momento del “rimpallo” delle accuse: a seguito del fallito colpo di Stato in Turchia, cresce la tensione con gli Stati Uniti.

Il presidente Recep Tayyip Erdogan, si è infatti scagliato contro Washington, chiedendo l’estradizione di Fethullah Gulen, l’imam e magnate che accusa di essere la mente del tentativo di golpe.

Ciò che preoccupa è anche la reazione interna allo Stato, che si è tradotta in oltre 6mila arresti in poco piĂą di 24 ore, unitamente all’annuncio di un possibile ritorno alla pena di morte. Dal canto suo, il segretario americano, John Kerry, ha definito simili prese di posizione come “irresponsabili”, domandando ad Ankara le prove del presunto coinvolgimento statunitense. A lanciare le accuse piĂą dure è stato Suleyman Soylu, il ministro del Lavoro turco, suggerendo apertamente che dietro il fallito golpe ci sia la mano di Washington.

Kerry ha replicato sostenendo che tali insinuazioni siano “totalmente false” e danneggino i rapporti. Gli Stati Uniti comunque, ha precisato ancora Kerry, non hanno ancora ricevuto alcuna richiesta formale di estradizione per Gulen. Dal 1999 l’uomo vive in una tenuta della Pennsylvania, dove secondo analisti dell’intelligence turca avrebbe iniziato a pianificare il golpe ben 8 mesi fa.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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