Valeria De Grandis

Concerti, festival, fiere: possono essere davvero a impatto zero? Facciamo luce sugli eventi sostenibili.

Dai concerti che riempiono stadi e spiagge, fino alle fiere e persino alle sagre di paese, l’organizzazione di qualsiasi evento ha un forte impatto ambientale. Negli ultimi anni il dibattito si è fatto più vivace anche perché l’industria si sta allargando: il mercato arriverà a valere ben oltre 1.550 miliardi di dollari nel 2028.

Ma come si può rendere questo settore più sostenibile? E soprattutto, esiste l’evento a impatto zero?

Di Valeria De Grandis – Account Director – Superstudio Events

La definizione “da manuale” di sostenibilità è quella di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri (Brundtland, G.H. 1987 Our Common Future). In quest’ottica, come è ormai noto, tre sono gli ambiti in cui agisce la sostenibilità: quello ambientale, quello sociale e quello economico. La sfida è globale e le Nazioni Unite hanno chiamato in primis le aziende a farsene carico chiedendo loro di rispettare i “17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” dell’Agenda 2030.

È evidente però che il peso delle aziende – in particolare quello sull’inquinamento – varia a seconda di innumerevoli parametri, tra i quali il settore di appartenenza. Per questo ci siamo chiesti: che impatto ha l’industria degli eventi sul pianeta? Possiamo essere più sostenibili? Inoltre, è davvero possibile creare un evento “a impatto zero”?

L’annosa questione dell’impatto ambientale degli eventi

Dai concerti dei cantanti internazionali fino alle fiere di ogni dimensione e alle sagre locali, l’organizzazione di un evento e la sua realizzazione hanno inevitabilmente un forte impatto ambientale. Negli ultimi anni il dibattito si è fatto più vivace e ciclicamente emergono accese discussioni intorno a questo o quell’evento che genera emissioni, causa gravi scompensi agli ecosistemi locali oppure impiega in maniera inefficiente o scorretta i lavoratori del settore.

Se il dibattito è sempre più ampio è perché si sta allargando l’industria stessa. Secondo Research and Markets, le dimensioni del settore degli eventi dovrebbero crescere da 1.135,4 miliardi di dollari rilevate nel 2019 a 1.552,9 miliardi di dollari nel 2028.In Italia, secondo la SIAE, il 2022 ha visto oltre 3 milioni di eventi e ha generato una spesa di 3 miliardi (+183% rispetto all’anno precedente).

In questo contesto, la questione della sostenibilità è aperta e dolorosa: se consideriamo solo la produzione di rifiuti, ad esempio, un’indagine della BBC sull’impatto ambientale dei festival musicali mostra che soltanto nel Regno Unito ogni anno questi producono circa 23.500 tonnellate di rifiuti, circa lo stesso peso di 78 aerei Boeing 747 a pieno carico.

Insomma, ora e sempre di più ci è chiesto di agire in maniera responsabile e lavorare verso la sostenibilità degli eventi. Si può fare, nella nostra esperienza, attraverso piccoli e grandi cambiamenti implementati nel tempo, tutti rivolti alla riduzione dello spreco, dei rifiuti, dell’emissione di CO2 e ad una nuova attenzione nei confronti dei professionisti che rendono possibile qualsiasi manifestazione – da quelle musicali, a quelle della moda fino a quelle congressuali e fieristiche.

Esiste davvero l’evento sostenibile?

La domanda resta sempre la stessa: è davvero possibile realizzare un evento del tutto sostenibile, quindi “a impatto zero”? C’è chi ci prova, è il caso di band come i Coldplay che nel 2022 hanno organizzato un tour riducendo le emissioni di CO2 del 50% rispetto al tour precedente. Anche la società di intrattenimento Live Nation da diversi anni è impegnata a ridurre l’impatto – sia all’interno della coalizione globale “Green Nation Touring Program” sia con la creazione di un reparto “Green Nation” – attraverso iniziative concentrate sull’uso di energia e acqua, sui trasporti (facendo partnership con Trenitalia) e sull’efficientamento complessivo delle risorse. Anche alcuni grandi festival si stanno muovendo in questa direzione, tra cui il Boom Festival, tra Italia, Austria e Slovenia, che ha ricevuto la certificazione europea GSTC per il turismo sostenibile.

Chi vuole organizzare eventi sostenibili, come accennato, guarda agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Ma in Europa dal 2024 entrerà in vigore anche una nuova normativa sul reporting di sostenibilità per chiedere alle imprese di fornire informazioni standardizzate e comparabili su sostenibilità, diritti umani e lavoro. L’Unione Europea ha voluto questa norma per aiutare gli investitori, i consumatori e le organizzazioni della società civile, così come i politici, a mettere sotto la lente d’ingrandimento le performance di sostenibilità delle aziende per promuovere una crescita economica globale sostenibile.

Quindi quando pensiamo a come organizzare un evento sostenibile, rimandiamo ai criteri indicati da questi regolamenti. Questi documenti sono molto utili per capire e mettere in pratica le misure di contenimento e compensazione delle emissioni e dei rifiuti generati durante una manifestazione. Ma, per tornare, alla domanda da cui siamo partiti: è possibile organizzare un evento a impatto zero? Ad oggi, purtroppo, la risposta è che ancora non è possibile organizzare un evento totalmente a impatto zero, in quanto non è praticabile eliminare o compensare tutte le emissioni e i rifiuti generati durante un evento. Esistono però diverse best practices, che si possono adottare e che il comparto sta già adottando, guidato dalla richiesta del pubblico ma anche dalla sensibilizzazione che arriva da parte delle associazioni di categoria.Certamente si tratta di un processo complesso, a volte lungo, che richiede impegno da parte di chi organizza gli eventi.

Di seguito vediamo quali sono gli ostacoli principali ed elenchiamo alcune delle azioni che sono, oggi, davvero concretamente possibili.

Eventi sostenibili: quali sono le criticità e su cosa si può agire realmente?

Alcune delle iniziative che migliorano le prestazioni di un evento richiedono investimenti e volontà di mettersi alla prova, e questo certamente può spaventare molti organizzatori, perché da un lato temono che i costi possano andare a erodere il budget, e dall’altro non hanno la certezza dell’efficacia degli strumenti e dei processi “green” che adottano per la prima volta – dal momento che molti sistemi di ottimizzazione sono relativamente nuovi sul mercato. C’è anche una questione di mentalità, ovvero di naturale reticenza verso le novità, che si presenta in tutti i settori quando si parla di adottare misure innovative.

Ancora prima di questo, c’è un tema di consapevolezza: spesso non si ha ben chiaro in cosa non si è sostenibili. Perciò, la prima cosa da fare è un’analisi approfondita che identifichi le principali fonti di impatto di un evento. In genere, le criticità più diffuse riguardano il consumo di energia, l’uso di acqua, il trasporto dei partecipanti, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti. Per fare fronte a questi “problemi” sempre di più sono gli eventi che scelgono di utilizzare prodotti eco-compatibili, di ridurre al minimo l’uso di plastica monouso, di implementare stazioni di rifornimento dell’acqua e l’uso di prodotti biodegradabili o riutilizzabili.

Un’altra azione utile è quella di sensibilizzare chi prenderà parte all’evento circa il loro impatto, promuovendo l’utilizzo di trasporti pubblici o condivisi e favorendo la raccolta differenziata durante l’evento.

Tra gli aspetti più impattanti vi è senz’altro la scelta della venue: alcuni luoghi sono intrinsecamente più sostenibili di altri.

Per esempio, in Superstudio Events abbiamo scelto di insediarci solo in edifici in cui il nostro intervento potesse fare la differenza anche in termini ambientali e permettesse di creare degli spazi – destinati ad ospitare eventi – a basso impatto nel lungo periodo. Individuiamo dei luoghi industriali dismessi e – nonostante sia più complesso – non li abbattiamo, ma li ristrutturiamo per raccoglierne l’eredità e restituire valore alla comunità locale. Inoltre, abbiamo deciso di aderire al processo di certificazione Leed, che è un sistema statunitense di classificazione dell’efficienza energetica e dell’impronta ecologica degli edifici. Funziona a punti, è molto difficile da ottenere, e tiene conto di molti più aspetti di quanto non faccia la classificazione energetica italiana. Il protocollo Leed non considera solo la tipologia di energia usata, ma interroga anche sull’accessibilità dello spazio, sulla presenza delle rastrelliere per le bici e di colonnine per la ricarica delle auto elettriche, sulla riduzione dell’impatto del ciclo di vita degli edifici, sulla presenza di aree verdi, di sistemi di raccolta d’acqua piovana e di water reduction, sul calcolo delle performance acustiche, e così via.

Insomma, una delle possibilità per rendere un evento meno impattante è capire in quale location farlo e, potendo, organizzarlo in un luogo certificato, che possa dimostrare di aderire a dei reali parametri di sostenibilità.

Eventi sostenibili: quali le best practice? – In primis, va sottolineato ancora una volta il valore delle certificazioni: quelle riconosciute a livello internazionale permettono certamente di acquisire una maggiore reputazione. L’unico modo per garantire alla filiera la serietà delle proprie iniziative è poter dimostrare di aderire a standard comuni, misurabili e ufficiali.

Successivamente, rilevanti sono gli impatti dei mezzi di trasporto – idealmente, accertarsi di organizzare l’evento vicino a una qualche fermata del trasporto pubblico oppure predisporre dei collegamenti con le stazioni –, la scelta di fornitori a loro volta sostenibili e il più prossimi possibile alla sede l’evento, l’utilizzo di materiali riciclabili, l’ottimizzazione dell’illuminazione e il riciclo dei rifiuti prodotti durante l’evento.

Insomma, non sarà possibile realizzare l’evento perfetto dal punto di vista della sostenibilità ma si possono certamente creare dei processi misurabili e concreti, che rispondono a dei parametri condivisi e certificati, per rendere sempre meno impattanti tutte le manifestazioni che organizziamo, a livello pratico e molto più a fondo di qualsiasi slogan di marketing. E si possono coinvolgere e responsabilizzare tutti gli attori coinvolti – dai partner, ai fornitori, al pubblico – per contribuire a creare una cultura comune e un impegno condiviso verso la sostenibilità. In questo senso il mondo degli eventi sta cambiando e si sta evolvendo di pari passo alla sensibilità del pubblico e sono molti, già oggi, gli operatori del settore che, come noi, sentono la responsabilità di farsi portatori di questi nuovi valori. Siamo convinti che negli anni futuri vedremo numerose novità nella strada verso la sostenibilità degli eventi.

Informazioni su Superstudio Events – Nata nel 2016, Superstudio Events è una società interamente dedicata all’organizzazione e gestione di eventi corporate, privati e autoriali. Superstudio Events assiste, consiglia e affianca gli organizzatori per assicurare la riuscita dell’evento a 360 gradi all’interno delle sue 4 venue poliedriche e innovative, offrendo supporto allo sviluppo del concept, alla progettazione e alla produzione, fino alla digitalizzazione degli eventi. Con un background legato alla storia di Superstudio Group, Superstudio Events promuove eventi di alto livello ed è pioniere di format espositivi innovativi, primo tra tutti il Superdesign Show. Ogni anno nei suoi 30.000 mq e 33 diverse sale vengono ospitate più di 800.000 persone e oltre 160 eventi corporate, tra cui grandi convention e congressi, sfilate, fiere e mostre, lancio prodotti, cene di gala e feste.

A cura di Elisa Giuliana – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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