Il ricordo di David Sassoli, i risultati raggiunti nella gestione della pandemia e per uscire dall’emergenza. E, poi la guerra e il ruolo delle istituzioni europee in una fase storica così complessa e straordinaria. E l’urgenza di un provvedimento contro il caro-energia, con la richiesta di un tetto al prezzo del gas importato dalla Russia.  Il premier Mario Draghi torna a Strasburgo  – nella  sede del Parlamento Europeo –  anche se per la prima volta nella in occasione della plenaria dell’Eurocamera. L’ultima visita il 17 gennaio scorso per la cerimonia di commemorazione di Sassoli. “Sono davvero felice di essere qui – dice Draghi cominciando il suo discorso – nel cuore della democrazia europea. Voglio prima di tutto rendere omaggio alla memoria di David Sassoli, che ha presieduto il Parlamento Europeo in anni difficilissimi. Durante la pandemia, il Parlamento ha continuato a riunirsi, discutere, decidere, a testimonianza della sua vitalità istituzionale e della guida di Sassoli. Sassoli non ha mai smesso di lavorare a quello che definì nel suo ultimo discorso al Consiglio Europeo, un ‘nuovo progetto di speranza’ per ‘un’Europa che innova, che protegge, che illumina’ ”. 

A questa Europa parla Draghi ricordando che “la guerra in Ucraina pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica”. Poi ribadisce: “In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste. L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati; sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi”. 

L’Europa “può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo – osserva il premier – dobbiamo farlo per via della nostra geografia, che ci colloca accanto a questa guerra, e dunque in prima linea nell’affrontare tutte le sue possibili conseguenze. Dobbiamo farlo per via della nostra storia, che ci ha mostrato capaci di costruire una pace stabile e duratura, anche dopo conflitti sanguinosi”. Non solo, Draghi ricorda: “Abbiamo reso l’Ue uno spazio non solo economico, ma di difesa dei diritti e della dignità dell’uomo. È un’eredità che non dobbiamo dissipare”, per questo “è il momento di portare avanti questo percorso. Il 9 maggio si conclude la Conferenza sul Futuro dell’Europa e la Dichiarazione finale ci chiede di essere molto ambiziosi. Vogliamo essere in prima linea per disegnare la nuova Europa. In un quadro geopolitico divenuto improvvisamente molto più pericoloso e incerto, dobbiamo affrontare l’emergenza economica e sociale e garantire la sicurezza dei nostri cittadini”.

E, a proposito della ricerca continua di una soluzione al conflitto, sottolinea: “L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica”. Una disponibilità che viene ribadita anche per quel che riguarda i negoziati di adesione all’Ue che riguardano alcuni paesi. “La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo. È parte della sua realizzazione – evidenzia Draghi – L’Italia sostiene l’apertura immediata dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’UE”. 

Sul fronte del rischio energetico e dei prezzi il premier incalza: “Sin dall’inizio della crisi, l’Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all’Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare”.

Una misura che si accompagna a quella dell’ampliamento dello Sure, (il fondo europeo di sostegno all’occupazione) “per fornire ai Paesi che ne fanno richiesta nuovi finanziamenti per attenuare l’impatto dei rincari energetici, una misura da mettere in campo in tempi rapidi” per “intervenire subito a sostegno dell’economia”. Per Draghi con l’estensione si Sure gli Stati potrebbero finanziare “interventi di riduzione delle bollette, ma anche il sostegno temporaneo ai salari più bassi, ad esempio con misure di decontribuzione”, difendendo “il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto le più fragili, senza rischiare di generare nuova inflazione”. 

Poi quando Draghi ha ripreso la plenaria dopo gli interventi dei capigruppo in Aula si è detto “commosso per le parole spese” qui al Parlamento Ue nei confronti dell’Italia. “Vorrei ringraziare tutti i capigruppo per le parole di stima che avete avuto verso il mio Paese. Sono espressioni molto importanti per me: mi hanno sorpreso”.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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