L’accusa del rapporto Wada reso noto oggi parla chiaro: doping di Stato in Russia non solo per le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, ma da Vancouver (2010), a Londra (2012) fino ai mondiali di nuoto a Kazan nel 2015.

La gestione delle falsificazioni dei test antidoping per gli atleti russi, sempre secondo il rapporto, tra 2010 e 2015, era operata dal ministero dello sport di Mosca, con la collaborazione dei servizi di sicurezza (l’Fsb, ex Kgb) e del centro nazionale di preparazione del Team Russia.

La ricerca della Wada delinea un fenomeno di una vastità enorme e conferma le denunce dell’ex direttore del laboratorio antidoping russo, Grigory Rodchenkov, fuggito negli Usa dopo la misteriosa morte di due colleghi.

Le conclusioni del rapporto “sono supportate da prove”, ha affermato l’avvocato canadese Richard McLaren, coordinatore dell’indagine.

Dunque lo Stato russo avrebbe coperto e favorito il doping nello sport e non solo per l’atletica leggera. Sono almeno 312 i casi di manipolazione dei test antidoping che avvenivano nel laboratorio di Sochi ed in quello di Mosca: secondo la commissione Wada il sistema messo in piedi dal ministero dello Sport cominciò con Vancouver nel 2010, coinvolse “in pratica tutti gli sport”, ebbe effetto anche a Londra 2012, ai mondiali di atletica di Mosca 2013 ed a quelli di nuoto di Kazan 2015.

Ora, Stati Uniti e Canada chiedono il bando di tutti gli atleti russi dagli imminenti Giochi di Rio.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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