Cosa c’è dietro la lunga scia di suicidi tra le Forze dell’Ordine?!
L’USIP chiede l’immediata costituzione di centri di ascolto e reali forme di sostegno.
Cio’ che è successo in questi ultimi tre giorni lascia sgomenti, altri due appartenenti alla Forze dell’Ordine si sono suicidati, e nello specifico un collega della Polizia di Stato in servizio presso la Polaria di Fiumicino, nonché un collega dell’Arma dei Carabinieri in servizio presso la Stazione dei Carabinieri di Bovino (Foggia). Ulteriori disperati gesti che hanno arrecato profonda tristezza e sconforto tra le Forze dell’Ordine, e che vanno ad accrescere ancora, la lunga scia di suicidi tra gli
appartenenti alle Forze di Polizia.

Siamo in presenza ad un vero e proprio drammatico fenomeno che lascia senza parole, ma che necessita di grande attenzione affinché questi tragici eventi possano essere in tempo prevenuti. Negli ultimi mesi altri colleghi avevano commesso il fatale gesto e come Organizzazione Sindacale abbiamo cercato di analizzare questa situazione drammatica, evitando di esprimere sin da subito la nostra opinione, perché abbiamo ritenuto che tragedie di questo genere meritano in prima istanza assoluto silenzio. Il silenzio dell’anima come dimensione privilegiata e mezzo attraverso il quale esprimere il totale cordoglio e rispetto per il profondo dolore che i familiari hanno dovuto affrontare sin dal primo momento; privilegiare l’aspetto umano alle dichiarazioni di qualsiasi genere, lo abbiamo sempre ritenuto fondamentale, anche perché bisogna tenere conto che, in questi casi, dichiarazioni fatte a caldo rischiano di essere strumentalizzate sotto ogni aspetto.

Però la misura è ormai colma, non possiamo più stare in silenzio, la situazione sta
precipitando notevolmente, bisogna accendere i riflettori su questo gravissimo problema, non può più passare inosservato il suicidio di un servitore dello Stato, e francamente rimaniamo fortemente amareggiati che la stampa giornalistica non ha, fino ad oggi, posto la giusta attenzione a questi terribili eventi.
Per quel che ci riguarda, anche se commentare e fare analisi, quando si è in presenza di un suicidio, non è per nulla facile, in quanto fatti del genere sono sempre frutto di un insieme di fattori, non ci tireremo indietro anzi faremo tutto quello che è in nostro potere per svolgere appieno il nostro dovere di rappresentanza e di tutela dei lavoratori.
La USIP in tal senso, ritenendo che sia arrivato il momento di guardare in faccia la realtà cercando di affrontare il problema con soluzioni adeguate rispetto alla vera portata del fenomeno, prende atto positivamente della recente istituzione di un Osservatorio Interforze come organismo utile a monitorare la problematica, ma allo stesso tempo pensa che il fenomeno suicidi vada affrontato andando alla radice del problema.
Se si vuole sul serio porre un freno ai suicidi tra le Forze dell’Ordine, non basta applicare preventivamente il famigerato art. 48, così, tanto per lavarsi le mani, perché paradossalmente l’applicazione del citato articolo getta ancor più nello sconforto il poliziotto che si trova in tale situazione, poiché l’iter dell’art.48 non fa altro che emarginare chi si trova in difficoltà.

Per essere molto franchi, chi fra gli appartenenti alle Forze dell’Ordine va dal medico del corpo per dire che sta attraversando un periodo particolarmente difficile o di stress?
Praticamente quasi nessuno, questo perché il poliziotto sa benissimo ciò che comporta
l’applicazione dell’art.48, e cioè intraprendere un percorso difficile in cui si viene lasciati soli con il proprio problema, e peraltro se alla fine di questo periglioso percorso l’eventuale problema non si risolve, si viene a perdere lo status giuridico di appartenente alle Forze dell’Ordine, compreso quindi tutti i diritti ad esso connessi in termini retributivi e pensionistici.

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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