Carlo Bonomi, presidente di Confindustria

Confindustria rivede “al ribasso la crescita del Pil dopo il pericoloso giro sulle montagne russe degli ultimi 3 anni”. E avverte: “L’economia italiana sta di nuovo scivolando verso i modesti ritmi di crescita che l’avevano contraddistinta nei decenni precedenti”. In Italia, crollano gli investimenti, tengono solo consumi e occupazione pur in frenata. Il Pil “avanza di appena il lo 0,7% nel 2023” ed è “una variazione già interamente acquisita a metà anno”.

Il centro studi di Confindustria precisa che “nel 2024, in media andrà peggio, +0,5%” (dal +1,2% stimato a marzo). E’ una “bassa crescita trainata quasi interamente dai consumi delle famiglie”.

Il “forte rallentamento” del Pil “è dovuto all’effetto negativo dei tassi di interesse elevati sulle imprese e sulle famiglie, e a una dinamica negativa, nell’anno in corso, del commercio internazionale”, rilevano gli economisti del centro studi di via dell’Astronomia, diretto da Alessandro Fontana.

La produzione industriale è in calo soprattutto per i settori energivori come carta, chimica, metalli non metalliferi e metallurgia, e quelli che rientrano nella filiera delle costruzioni come legno e prodotti in metallo. Emerge, al contrario, una maggiore dinamicità per i comparti ad alta tecnologia come la farmaceutica e le attività di computer ed elettronica e delle apparecchiature elettriche.

I consumi delle famiglie appaiono “deboli ma resilienti”: nell’analisi del CsC la spesa delle famiglie è quasi ferma nella seconda metà del 2023. Tornerà ad aumentare nel 2024 (+0,6%), con più slancio nella seconda metà dell’anno, “sulla scia della discesa dell’inflazione e, quindi, del recupero del potere d’acquisto, oltre che sospinti da un miglioramento delle condizioni economiche e da una dinamica salariale più sostenuta”.

Confindustria ribadisce con le previsioni l’allarme per gli “investimenti in preoccupante calo. Viene meno la spinta delle costruzioni e di Industria 4.0”.

Il Pnrr “è cruciale“. Gli investimenti fissi lordi sono visti in brusca frenata +9,7 del 2022 al +0,5% quest’anno, ed in calo del -0,1% nel 2024. Pesa “soprattutto” la “perdurante intonazione restrittiva della politica monetaria, che sta avendo un impatto più profondo dell’atteso e continuerà ad averlo per un periodo più lungo” ma anche il “minor ammontare di investimenti realizzati con il Pnrr rispetto a quanto programmato nel Def di aprile scorso”.

Il commercio estero è “molto debole”, con “una battuta d’arresto” di import ed export nel 2023 (+0,8%) ed una accelerazione graduale nel 2024 (+2,3%). Def 2023″.

A cura di Renato Lolli – Foto Imagoeconomica
Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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