Era il lontano 18 maggio 2018, quando il Cesena guidato da mister Castori giocò la sua ultima partita in serie B, vincendo tra le mura amiche contro la Cremonese di Mandorlini con un colpo di testa di Kupisz, che mise dentro con la complicità di Ravaglia e Renzetti, all’epoca entrambi grigiorossi, era un venerdì, e alla radio spopolava “Italiana” una hitrap del duo J-Ax & Fedezmentre al cinema del centro il film di cartello eraDogman” di Matteo Garrone, il segno zodiacale era il Toro.

Da quel giorno di festa per una salvezza raggiunta a fatica, prima del fallimento che fece sprofondare i bianconeri, tifosi in testa, nel regno di Adetargato serie D, sono passati esattamente 5 anni, 10 mesi e 18 giorni e sommando i tre numeri in questione ci troviamo di fronte all’età simbolica della morte e resurrezione di Cristo.

La rincorsa alla promozione è durata ben 33 turni prima della matematica certezza, e se sommiamo la data odierna, quella della resurrezione calcistica, il risultato è 5, esattamente gli anni che abbiamo trascorso tra inferno e purgatorio. Pensate che la data in cui il vecchio AC Cesena vide la luce, allo storico Caffè Forti, presso il Palazzo del Ridotto, è la stessa in cui il Cav. Benito Mussolini arringò i camerati rappresentanti delle Confederazioni dell’immiente entrata in Guerra dell’Italia, era domenica, 21 aprile 1940.

Il 21 aprile 2024, il giovane Cesena FC giocherà la sua ultima trasferta in serie C in casa della sua diretta avversaria, la Torres, il primo club calcistico a nascere sull’isola in completo rossoblù, nello stadio che oggi è intitolato al mitico sceicco” Vanni Sanna, affettuoso nomignolo affibbiatogli negli anni ’70, quando ancora allenava, per essere stato tra i primi italiani a cercare fortuna con i petrodollari in Arabia, celebre anche per aver avuto una storia d’amore con la figlia del “Balon Boys” granata Federico Allasio, sto parlando, naturalmente, di Maria Luisa Luciain arte Marisa Allasio, rappresentate, “Povera ma bella”, delle giovani attrici “maggiorate” che cercavano di contrapporsi alle coetanee d’oltre confine, Bardot e Mansfield in primis, dolce sex symbol di un’Italia in piena ricostruzione.

Oggi, quindi, sul cielo dello Stadio “Dino Manuzzi”, si è visto volteggiare un Colombo che, nel nostro caso, è di colore bianco e nero, per la precisione si trattava di un Triganino Modenese Schietto nero a verghe bianche, il segno di una resurrezione calcistica della squadra che, a tutti gli effetti, più, e meglio, di ogni altra, rappresenta la Romagna nel mondo. Ora, alla proprietà USA, dobbiamo chiedere di mantenere l’ossatura vincente, il mister che, come il nostro Appennino, da oggi possiamo ritenerlo Toscano-Romagnolo, e di acquistare almeno quattro elementi di categoria così da poter puntare, non solo ad una salvezza senza patemi ma anche ad un possibile doppio salto carpiato verso l’universo A.

Nel frattempo, propongo, al termine del campionato, un pellegrinaggio al Monte Fumaiolo, per omaggiare, riempendoci le borracce, la sorgente del Tevere, “fiume sacro ai destini di Roma”, città dove peraltro ha sede la Federcalcio, e quella del nostro piccolo grande fiume Savio, il cui nome ci trasmette saggezza, equilibrio, avvedutezza.

FORZA CESENA! Un titolo che rappresenta dal 1967 la nostra testata sempre a sostegno della società e della squadra bianconera che il Comm. Costantini fondo’ anticipando tutti in Italia, meravigliando Dino Manuzzi e fino a fare invidia a Giampiero Boniperti che in testa aveva gli stessi nostri colori, ma quelli della bella Signora!

A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto Luigi Rega

Editorialista Benazzi Marco

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