Contro l’Entella ho annotato nel mio diario datato una parola eloquente: “l’impossibile”. Una transizione calcistica volta alla perfezione del Cesena del maestro Toscano che mi verrebbe quasi voglia di scriverlo con il tasto del diminutivo, Tosca…Nini.

I bianconeri contro i liguri ci hanno fatto vivere una partita magica nella quale è emerso lo stato psico-fisico del rendimento ottimale di tutti che è il sentirsi al massimo, provato anche una sola volta, o la somma di momenti “epici” che, senza che l’atleta ne sia consapevole, si sono sedimentati, formando un insieme che può sembrare il “vissuto” di una sola partita. Questo vissuto è un ricordo che il giocatore allenato sa rievocare sul campo e vivere in tutta la sua intensità in ogni momento della prestazione.

La partita magica è quella in cui l’ambiente è familiare, l’avversario non suscita timori immotivati, il campo è tutto compreso nella visuale, il gioco e l’azione sono fluidi e riescono come sono stati previsti durante gli allenamenti. Mentre lo stato psicofisico esprime facilità di azione, lucidità, sicurezza, energia, benessere fisico, entusiasmo e immediatezza nel mettere in pratica le azioni e i gesti tecnici ottimali sedimentati nella mente. Non è quindi un modo di sentirsi prodotto dalla volontà e dalla ragione, bensì una condizione che, se non è ostacolata dalla tensione, da un’attivazione troppo intensa e dalla lentezza del pensiero logico-razionale, si attiva in un attimo e senza sforzo. La condizione ottimale, infatti, è favorita da uno stato di tranquillità psicofisica e di coscienza interiore, che sono le condizioni tipiche dell’immediatezza e del pensiero intuitivo-creativo per arrivare al gol.

Di solito siamo abituati ad archiviare subito i successi ci spiegava Pippo MARCHIORO e a soffermarci a lungo, e in modo troppo emotivo, sulle sconfitte. Certo, se qualcosa non va, occorre capirne le cause e correggerle, ma è più utile cercare di capire i meccanismi fisici e psicologici che stanno alla base del rendimento.

Questa sera ho visto un Cesena Real, che ricorderò per lungo tempo e sicuramente nella vecchia proverò il sentimento della nostalgia. Aldilà del 4-0 rievocato, della tripletta di Kargbo Pelénho del diciassettesimo gol di Cristian Shpendinho, ciò che mi ha impressionato dell’ottovolante è stata la coralità della squadra, la stessa che in Spagna nel 1982 la Nazionale azzurra fece gridare al Capo dello Stato Sandro Pertini: “Campioni del Mondo” con la pipa di Bearzot che emanava  il fumo tricolore. Al Dino MANUZZI in questo venerdì 1 Marzo 2024, abbiamo vissuto le stesse emozioni. Una data da ricordare e che tanti bambini in un futuro uomini ricorderanno di averla vissuta.

FORZA CESENA si inventò mio padre. Aveva ragione.

Grazie Mimmo ho sempre creduto in te e lo sai. Ci si vede al Duomo, ma saranno le altre squadre a pregare, tu la tua l’hai già B…atezzata per un sacramento universale.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

 

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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