Per Gianni Brera Pavia era quasi il centro del mondo, mentre per Indro Montanelli un posto dove guastarsi l’umore di ogni giorno. Per migliaia di studenti universitari è il posto migliore dove imparare a diventare adulti. A soli quaranta chilometri da Milano un’oasi dove coltivare tranquillità e sapere del dopo.

Gianni, l’ho conosciuto appena maggiorenne da Casali, è sempre stato il mio mentore, quando scrivo di calcio; alcune volte fin troppo scarabocchiato da parole arcaiche dove il periodo compiuto si snoda dentro labirinti.

Quando capitava in Romagna con Nicolò Carosio o Nando Martellini alla “Fiorita, mi confidava prima della partita, che era sempre piacevole venire a Cesena perché era molto simile alla sua terra, si mangiava e beveva bene e la gente era ospitale-genuina, poi si riversava al centro storico, che brulicava piena di negozi d’élite (si comprò una cravatta) e le sue bellezze artistiche formavano un quadrilatero che aveva un sentimento.

Cesena, insomma era meno di Pavia, ma sempre un paesone incantevole.

Sono passati ben quattro lustri da un Cesena-Milan targato Ceccarelli-Rivera. La cittadina negli anni si è sviluppata nel settore ortofrutticolo, artigianale al tal punto che il commercio non era più una locomotiva a vapore. Periodi indimenticabili, biblici, con l’aumento anche demografico. Il merito di questa crescita senza ombra di dubbio fu anche della politica, di uomini capaci e lungimiranti che sapevano dialogare con i cittadini.

Oggi, Cesena è diventata meno appariscente, meno invitante, vecchia, statica, senza idee quelle da promuovere per un turismo continuativo. I negozi chiudono le loro serrande, gli affitti sono alle stelle, le vendite in recessione, così facendo il centro storico si spegne, quasi come la Fiera del Patrono San Giovanni che non ha più il vero profumo della lavanda di un tempo andato via velocemente.

E’ una decadenza irrefrenabile, vive un distacco totale tra la giunta comunale e i residenti. E’ impensabile che una città come Cesena non abbia una manifestazione per Capodanno e che le luminarie siano del dopoguerra.

Se questo è il passo assunto dalla politica di chi governa attualmente, in tantissimi si augurano un cambiamento epocale. Se la sinistra non esiste, ci sarà pur sempre una alternativa per guardare al futuro con occhi che ammirano come raccontava, Gianni il maestro di giornalismo.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Imagoeconomica

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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