Secondo un articolo pubblicato sul Financial Times da Wendell Steavenson, giornalista che nel 2011 raccontò la protesta di Piazza Tahrir e autrice del libro “Circling the Square: Stories From the Egyptian Revolution”, il sistema di “abusi” messo in piedi in Egitto dall’apparato di sicurezza di Abdel Fattah al-Sisi, testimoniato dalla morte di Giulio Regeni, potrebbe innescare una nuova rivolta popolare, come accadde nel 2011 contro l’allora presidente Hosni Mubarak.

La morte del ricercatore friulano scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio è il punto di partenza che alimenta la tesi della giornalista. Il corpo del ragazzo è stato ritrovato una settimana dopo la scomparsa coperto di tagli e bruciature, segni della “tortura della polizia”. “Il clamore internazionale per il presunto rapimento e assassinio di un cittadino straniero ha evidenziato gli abusi nel campo dei diritti umani commessi sotto al-Sisi”, ha sottolineato la Steavenson, che ha evidenziato la “repressione” messa in atto dal nuovo presidente, che prese il posto dell’islamista Mohamed Morsi, deposto dall’esercito.

Con al potere al-Sisi, ha precisato la giornalista, i Fratelli Musulmani, “sono stati messi al bando e sono state vietate le manifestazioni non autorizzate”. Inoltre “la repressione è stata estesa anche a organizzazioni della società civile, attivisti liberali e giornalisti”. “Al-Sisi – prosegue – ama dire che l’esercito è il garante della rivoluzione del 2011, anche se i suoi servizi di sicurezza arrestano le persone che vogliono ricordarla. E’ un paradosso sempre più difficile da sostenere”.

La morte di Regeni, come altri recenti casi di abusi da parte delle forze di sicurezza, “testimonia una ripresa della brutalità dell’apparato di sicurezza dello Stato”, che è stata tra i fattori che “cinque anni fa spinse la folla a riunirsi a Piazza Tahrir”. La Steveanson ha ricordato poi, ad ulteriore sostegno della sua tesi, che la Commissione egiziana per i diritti e le libertà, un gruppo di pressione con sede al Cairo, ha documentato 340 casi di “sparizioni forzate” tra agosto e novembre dello scorso anno.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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