Un caso eclatante quello che ha visto protagonisti ben 30 direttori di filiale della Banca Etruria, che nei prossimi giorni verranno rinviati a giudizio da parte della procura di Arezzo. Il reato ipotizzato dagli inquirenti è quello di truffa aggravata: i clienti venivano deliberatamente ingannati, dopo essere stati persuasi ad acquistare obbligazioni subordinate, prodotti finanziari riservati esclusivamente a “clienti istituzionali”.

I fatti risalgono a tre anni fa, quando la situazione patrimoniale dell’istituto era già tutt’altro che rosea: i responsabili delle filiali diedero delle indicazioni molto precise per coinvolgere il maggior numero possibile di sottoscrittori anche tra chi “non possiede un profilo finanziario adeguato”. A testimoniare la truffa ci sono le circolari recuperate dalla Guardia di Finanza.

Le indagini erano state avviate dopo il suicidio di un pensionato di Civitavecchia, Luigino D’Angelo, che si impiccò cinque giorni dopo il decreto “salvabanche” che rese le obbligazioni carta straccia, facendogli perdere 100mila euro. La procura aretina aveva pertanto avviato l’inchiesta per fare luce sui rapporti tra Banca Etruria e i risparmiatori.

I fascicoli relativi all’indagine sono stati aperti in molte città: sarebbero un centinaio i direttori indagati e nei loro confronti si stanno terminando le dovute verifiche.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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