Renato Zero, il suo nuovo album "Autoritratto"

Renato Zero incontra la stampa  si legge su Sky, con quell’ironia e quella leggerezza, propria di chi ha un vissuto importante dal quale attingere, per idee e per consapevolezza, sembra di parlare con un ragazzo di 73 anni. Prima di parlare di sé e della sua musica, afferma: “Le donne oggi pagano per tutto ciò che gli uomini non riescono a realizzare e subiscono tutta la loro rabbia. Se gli uomini potessero partorire non succederebbero certe cose. A fronte di certi fatti, trovo incredibile che ancora non si impari la lezione“.

Lui che da giovane è stato additato come il “diverso”, lui che la sua rivoluzione l’ha fatta e ci ha sempre messo la faccia, ancora una volta va dritto al punto e dice la sua sull’attualità: “Mai come oggi c’è bisogno di scendere in piazza anche silenziosamente ma bisogna scendere in piazza, l’ottenimento di certe vittorie avviene in piazza. E ancora: Bisogna debellare la burocrazia, a Roma non c’è bisogno del contapassi ma del contabuche”.

Tra una domanda e una riflessione ci spiega come Autoritratto nasca da un’esigenza: “Ho voluto tirare le somme non incensarmi, mi sono salvato anche da me stesso, l’ego si può ammalare di depressione”. Con spontaneità dice di aver raggiunto traguardi mai sognati, di stupirsi piacevolmente quando un ragazzo di 16 anni per la strada lo chiama Maestro, afferma che il suo è un gioco diventato lavoro e poi anche pronto soccorso, le sue canzoni hanno lenito le sofferenze di molti, anche le sue. Il pensiero va al futuro, ai ragazzi, alla musica trap, per l’artista i giovani sono vittime di una cattiva gestione. Tutto nasce dalla famiglia, dice: “Non giudicate i ragazzi ma la loro non educazione”.

Vede giovani insicuri e sottolinea che se si ha una bella gioventù, la vecchiaia diventa un viaggio meraviglioso. Non risparmia la politica che vede lontana dalle nuove generazioni, si sofferma sulla questione degli alloggi per gli studenti, un insulto, scandisce, chiedere 600 euro per un posto letto agli universitari. I giovani dovrebbero spendere quei soldi per girare il mondo.

Non c’è un Renato Zero di oggi, di ieri o di domani – ci dice – c’è la volontà involutiva di andare a ripescare in anfratti dove non ho sufficientemente attinto, dove non sono stato sufficientemente esauriente, secondo il mio punto di vista. Il fatto di essere oggi un pochino più consapevole di quello che sono, mi consente di facilitarmi il compito per quanto riguarda certe argomentazioni e per l’utilizzo della musica in una forma più strutturata, più di spessore. Vorrei consigliare a tutti quelli che vogliono fare musica di non farla mai da soli perché la musica ha bisogno di collegialità, bisogna farla in tanti e allora sì che è musica! Poi quello che sarà Renato domani, dipende anche da quello che avverrà da oggi in avanti”.

A cura di Samanta Costantini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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