SIMONA RONCHI AMMINISTRAZIONE BENI CONFISCATI ALLE MAFIE

Le mafie potrebbero avere già messo gli occhi sui fondi per il Pnrr e per il Giubileo del 2025. La preoccupazione è stata manifestata durante la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario, dal presidente della Corte d’appello di Roma.

«Gli stanziamenti miliardari previsti per la realizzazione degli obiettivi del Pnrr e le ingenti risorse che affluiranno a Roma in vista del Giubileo rendono concreti il pericolo di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata. Una macchina burocratica lenta e farraginosa è il principale terreno di coltura di tali pericoli. Un competente equilibrio tra celerità, trasparenza nell’affidamento delle risorse ed effettività dei controlli, specie preventivi, ne è il principale antidoto».

La magistratura romana continua a fronteggiare una criminalità molto articolata, che per lungo tempo, bisogna ricordarlo, è stata sottovalutata. La convivenza tra mafie tradizionali e organizzazioni di tipo mafioso nella capitale, nel litorale romano e nel basso Lazio. Nel 2023 la Banca d’Italia ha ricevuto per il Lazio 19.255 segnalazioni di operazioni sospette, 17.068 nella sola capitale. Nella provincia di Latina hanno messo radici profonde non soltanto i clan camorristici, ma cosche di ‘ndrangheta che hanno prodotto sul territorio un’influenza, non unicamente sul tessuto economico, ma anche in ambito sociale e politico.

In una metropoli come Roma, il reinvestimento di capitali illegali è facilitato dall’esistenza di una vasta tipologia di attività commerciali e dalla possibilità di passare inosservati. Va ricordato che nel novembre scorso, causa ingerenze e condizionamenti da parte della criminalità organizzata, è stato sciolto il consiglio comunale di Anzio e commissariato il Comune di Nettuno, così come nel 2015 fu sciolto il municipio di Ostia. Nel Lazio meridionale la camorra ha costituito e rafforzato, negli anni, numerose basi operative consolidando un reticolo di relazioni e rapporto con buona parte degli imprenditori e della classe dirigente pontina.

Secondo dati statistici relativi al rischio d’infiltrazioni mafiose, Frosinone e Latina sarebbero le province laziali più a rischio con un indice di penetrazione medio-alta. L’attività d’investigazione nella ricerca delle fonti di prova e degli autori del reato da parte delle forze dell’ordine è indispensabile, così come un contributo sostanziale è fornito anche dai collaboratori di giustizia. Infatti, in questo periodo, il 33% appartiene alla camorra; il 21% a Cosa nostra; il 17% alla ‘ndrangheta e il 9% alle altre mafie.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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