Spesso in questa rubrica abbiamo dato spazio a personaggi che hanno calcato i prati calcistici pur senza essere dei campioni, ma ciò non vuol dire non siano stati dei “grandi”, perché anche se la grande maggioranza neppure se ne accorge, il calcio non è CR7, o non solo lui.

Tra i “grandi” possiamo certamente annoverare Dario Sanguin, Centrocampista con il fiuto del gol, nato a Selvazzano Dentro (Padova) il 6 dicembre 1957.
Sanguin cresce nelle giovanili del Padova, con cui debutta diciottenne nel calcio professionistico e disputa, nel corso di quattro stagioni, più di cento incontri; nell’estate del 1979, Dario viene acquistato dal Vicenza, affermandosi come uno dei più promettenti centrocampisti del campionato cadetto e la dimostrazione sono le trentatré presenze e le sei reti, che portano i biancorossi al quinto posto della classifica finale.

La parentesi vicentina dura una sola stagione, perché nell’estate successiva Sanguin viene acquistato dalla Lazio e per Dario si avvera il sogno della Serie A, che però si spegne prestissimo, dato che la Lazio, pesantemente coinvolta nello scandalo del totonero viene retrocessa in B.

Sono due le stagioni in biancoazzurro disputate da Sanguin, che è sempre protagonista ma perde un tantino la “vocazione” di centrocampista goleador e viene messo sul mercato.
E’ Perugia l’approdo del padovano nell’estate 1982 e con la rossa maglia dei grifoni sono trenta le presenze stagionali, anche se la casella delle reti segnate rimane immacolata, cosa che porta ad un nuovo trasferimento, questa volta al Cesena, appena tornato in Serie B.

La stagione, nonostante le premesse ed una rosa per nulla disprezzabile, non è gran cosa come certificato dal tredicesimo posto finale, però Sanguin, che disputa ventisette incontri, torna a “vedere” la porta avversaria e segna quattro reti, la prima della quali alla seconda giornata, nella trasferta persa 1-2 a Pescara.
Rotto il ghiaccio, Sanguin diventa uno dei perni del centrocampo bianconero e nelle tre stagioni successive mette insieme novantasei presenze ed undici reti, tre delle quali (nella stagione 1986/87) servono per riportare il Cesena di Bruno Bolchi in Serie A.

Finalmente dopo tanto correre Sanguin gioca nella massima categoria e riesce anche a mettere il sigillo dei marcatori nel vittorioso 3-0 ai danni del Como, anche se nella stagione il suo nome sale alla notorietà perché uscendo dal terreno di gioco, alla fine del primo tempo di Juventus-Cesena, lo scoppio di un petardo lo stordisce, impedendogli di rientrare in campo nella ripresa, cosa che determina la vittoria a tavolino del Cesena per 2-0, mentre il risultato del campo era stato 2-1 per la Juventus.

La parentesi cesenate di Sanguin termina nell’estate del 1988, dopo cinque stagioni, quasi centocinquanta presenze e diciassette reti; Modena, Rimini, Trento e Fano sono le tappe successive della carriera di Sanguin, che nel 1995 appende le scarpette al chiodo, dopo una carriera che avrebbe meritato più di ventiquattro presenze ed un gol in Serie A.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Vittorio Calbucci

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Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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