SILVIO BERLUSCONI, MARTA FASCINA

Premetto che non ho mai votato l’uomo di Arcore e di questo non mi sono mai pentito, del resto anche i suoi diretti avversari non hanno mai avuto il mio voto. Più che evidenziare il lato politico del pianeta Berlusconi, che, con la sua “discesa in campo, segnò la fine della Prima Repubblica, mi preme analizzare il suo potere comunicativo che, di certo, contribuì al passaggio da un trono finanziario alla poltrona di Presidente del Consiglio. Salto temporale fino al 1984.

Un pomeriggio uggioso di fine novembre decido di andare al cinema a vedere un horror di cui avevo letto recensioni molto positive, “Gremlins” era il titolo. Era la storia di un giovane che riceveva in regalo per Natale un cucciolo di Mogwai, una strana creaturina acquistata dal padre in un vecchio negozio di Chinatown.

Il venditore, un anziano saggio di origini cinesi, aveva imposto all’uomo tre regole tassative da seguire per aver cura dell’animale: non farlo mai bagnare da dell’acqua, tenerlo lontano dalla luce e mai dargli da mangiare dopo mezzanotte. Quando uscii dalla rappresentazione mi soffermai a scambiare due chiacchiere con l’amico proiezionista, la bigliettaia e la barista. Era stato emanato da pochi giorni il I° Decreto Berlusconi e l’argomento del giorno era proprio legato alle vicende che coinvolsero le televisioni che facevano capo a “Sua Emittenza”.

Mentre il proiezionista, milanista sfegatato, ignaro che poco più di un anno dopo le sorti del club di via Turati sarebbero cambiate per sempre proprio grazie all’inizio della trentennale presidenza Berlusconiana, si defilò perché chiamato in cabina di proiezione, le due signore mi raccontarono un aneddoto che le vide protagoniste in occasione di un evento finanziario organizzato al Cinema Teatro Verdi qualche anno prima.

Quando il “Cavaliere” superò la porta a vetri dell’ingresso e notò le due signore completamente distaccate dal contesto organizzativo, si fermò un istante poi girò le spalle e uscì dal teatro. Non mi è dato sapere se lo staff organizzativo si era accorto del suo arrivo o meno, sta di fatto che dopo qualche minuto si presentò nuovamente all’ingresso, con cappotto, sciarpa bianca e quel sorriso che non conosceva confini, con in mano due scatole di Viennesi da donare alle uniche donne presenti.

Questo gesto di galanteria che non ha niente da spartire con il sessismo, anzi, rispetta, con grazia, le donne, portò le due signore a ricordarlo nel tempo, a differenza di tutti gli altri intervenuti all’evento. L’aneddoto in questione, mi portò a pensare, ben dieci anni prima della sua discesa in campo, che dal punto di vista comunicativo era avanti anni luce rispetto ad altri manager in carriera.

Silvio Berlusconi, a mio avviso ha avuto il merito (o il demerito) di aver scoperto la vera natura dell’uomo medio che sostanzialmente si riassumeva nella regola delle quattro “F”: Finanza, football, facezie e figa.  

La domanda a cui, da domani, molti professionisti dei salotti televisivi dovranno rispondere è la seguente: Che cosa sarebbe oggi la IIª Repubblica senza Silvio Berlusconi? Possiamo solo immaginarcelo, quel che è certo e che la sua morte coincide con quella della IIª Repubblica.

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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