Amato. Contestato. Odiato. Il mondo si è diviso dopo la dipartita di Fidel Castro, morto la sera del 25 novembre a L’Avana all’età di 90 anni.

Fidel Castro, assieme al fratello Raúl, a Che Guevara e a Camilo Cienfuegos, fu uno dei protagonisti della rivoluzione cubana contro il regime del dittatore Batista; in seguito al fallito sbarco nella baia dei Porci da parte di esuli cubani appoggiati dagli Usa, proclamò l’istituzione della Repubblica di Cuba: a detta di Castro e dei suoi si trattava di una democrazia popolare apartitica, ma i dissidenti e una grossa fetta degli analisti politici internazionali la definirono un regime totalitario.

Ad ogni modo, è innegabile che Fidel Castro sia stata una figura fondamentale della storia contemporanea: garantì a tutti i cubani un sistema sanitario pubblico e rivoluzionò l’istruzione combattendo l’analfabetismo in tutta l’isola. Le statistiche dell’UNESCO riferiscono che in quegli anni il tasso di istruzione di base a Cuba era tra i più alti dell’America Latina.

In una delle sue ultime dichiarazioni, l’ex presidente cubano affermò: “Forse questa sarà l’ultima volta in cui parlo in questa stanza. Presto compirò 90 anni. Non mi aveva mai sfiorato una tale idea e non è stato il frutto di uno sforzo, è stato il caso. Presto sarò come tutti gli altri, il turno arriva per tutti”.

Si era congedato così dal suo popolo, rivolgendosi agli oltre mille delegati a chiusura del settimo congresso del partito comunista ad aprile. Parole che vennero accolte da una standing ovation.

Castro amava ripetere: “La storia mi assolverà”: che questo accada o meno, lasceremo ai posteri l’ardua sentenza.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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