È un’onda lunga la protesta “comune” dei commercianti per le festività natalizie. Mentre le altre città romagnole compresi i paesi delle valli risplendono sotto le luci colorate, meglio conosciute come luminarie e vari addobbi, Cesena è ancora spenta, buia, fino al punto che ne veniamo derisi dai cittadini di Forlì, Cervia, Ravenna e persino di Rimini, che se na vanno a gambe elevate per la tristezza del nostro centro storico e periferie.
La giunta che governa Cesena ha deciso di accendere l’interruttore l’8 di dicembre, giorno dell’Immacolata, dopo questa scelta che lascia strascichi di polemiche, l’auspicio è quello che dalla Madonna del Monte arrivi una preghiera per rivedere turismo e quella passeggiata che quantomeno non ti fa sentire solo.
Non ricordo di tanto buio, nemmeno durante l’austerity quando addirittura lungo il viale Carducci si viaggiava con i pattini e sugli alberi, ad intermittenza le lucine di Natale, ci facevano sentire felici ed uniti.
Cesena tra l’altro cala anche tra le città dove si vive meglio, un segnale preoccupante è che dovrebbe fare riflettere i cittadini che hanno a cuore il loro territorio.
E’ certo che a Cesena sarà un Natale, un fine dell’anno che ci ricorderemo a lungo per la sua decadenza. A Rimini c’è Biagio Antonacci a Cesena nemmeno più il CAMPANON e LA SETTIMANA CESENATE.
Unica scelta, i grandi centri commerciali, dove ci puoi vivere magari durante il giorno per non pagare le bollette. Una tristezza sociale senza precedenti!
Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Paolo Senni