Ayrton Senna, San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1 maggio 1994. Per la rubrica “Protagonisti” non poteva che essere il giorno di Ayrton Senna, il pilota brasiliano di Formula Uno che, il 1 maggio del 1994 ci lasciava dopo un incidente sul Circuito di Imola e per ricordarlo ho scelto di riportare alcuni spezzoni di un’intervista ad un giornalista che Ayrton lo conosceva bene: Ezio ZERMIANI, che ho avuto il piacere e l’onore di incontrare nel luglio 2014 a Milano.
Che giornata è stata il 1 maggio 1994…

“La piĂą lunga e la piĂą tragica della mia carriera; la morte di Senna ci ha in qualche maniera inchiodati, su quel teatro tragico, praticamente dalle 14 alle 18,30 del pomeriggio, ininterrottamente. Ero in cabina con Mario Poltronieri, Gianfranco Palazzoli e Clay Regazzoni, e quell’impatto lì ha cambiato un po’ la Formula Uno, la vita di tutti noi, perchè nessuno si aspettava morisse il piĂą bravo, questo è il senso. Non a caso il mondo, la tecnica, la tecnologia, i progettisti, il mondo del Circus si è domandato, non tanto loro che sapevano esattamente le cause, quanto l’opinione pubblica, che è stata veramente universale, si è interrogata dicendo è morto il piĂą bravo di tutti, quindi c’è qualcosa che non va e non va ricercato nel pilota che non può aver sbagliato. Questo era il concetto molto omerico, però un certo fondo di veritĂ  poteva esserci, quindi il guaio, il guasto, l’errore, sta a monte, sta nella progettazione, sta nella macchina, per cui fermiamoci, facciamo un passo indietro, riprogettiamo le macchine ad uso e consumo di quello che è l’uomo, perchè qui stiamo andando verso la catastrofe, ed è servito, tanto che Senna è l’ultimo morto in Formula Uno (in quel momento, successivamente è morto, il 5 ottobre 2014, a fronte dei 41 morti prima di Senna) e non può essere un caso, dato che gli incidenti ci sono stati, a bizzeffe, in mille situazioni, però lì c’è stata una presa di coscienza, bellissima; quindi il senso di tornare indietro, di riprogettare tutto, è anche il senso di dire che Ayrton non è morto per nulla, chissĂ  quanti ne ha salvati, non potremo mai calcolarlo, perchè non c’è un riscontro ed ovviamente una riprova, però ne ha salvati sicuramente tantissimi”.
Tutto quel fine settimana è stato funesto, se possiamo usare questa espressione…

“E’ Vero; il venerdì Barrichello ebbe un tremendo incidente, capottando due volte, il sabato, in qualifica, morì Roland Ratzenberger, che noi cerchiamo di far ricordare sia morto anche lui che l’ultimo della fila, perchè è facile parlare del primo della classe, ma è morto anche l’ultimo, che faceva le stesse fatiche e prendeva i rischi maggiori, perchè la macchina non era all’altezza e, lì si, la macchina era ancora piĂą carente. Dopo l’incidente incontro Senna e gli chiedo se possiamo fare un’analisi di quanto successo, ma lui mi risponde di no, sono troppo teso, ma se ti fermi lunedì ti do la mappa dei punti mortali di ogni pista del circus, compreso Imola, mentre eravamo davanti al Tamburello, quasi in una sorta di messaggio spirituale, lui così credente, così capace di mandare messaggi spirituali, dote che solo lui aveva e che mi fece sembrare quelle parole quasi un testamento, proprio dove, ventiquattro ore dopo sarebbe morto. Gli dissi anche che volevo sapere dove andava tutte le volte che era ad Imola dopo le sedici e lui mi rispose di no e di non seguirlo, assolutamente”.

“Il lunedì non tornai a Bologna, c’erano mille cose da fare ma non me la sentivo di tornare al lavoro, mi fermai ad Imola ed andai al Tamburello, mentre una folla lasciava messaggi, fiori, piangeva, in una sorta di isteria collettiva; in quel momento mi sento toccare sulla spalla da una persona che mi dice di non conoscermi, si presenta ed è un medico dell’Ospedale di Imola, che durante la notte ha sognato Ayrton, il quale gli ha detto di consegnarmi un pacchetto; io resto perplesso e lui mi spiega che aveva in cura un ragazzino di sedici anni, tifosissimo si Senna, finito in coma dopo un incidente e spiegandomi che in questi casi si è soliti far sentire al paziente la registrazione di voci e suoni conosciuti, ed ogni volta Ayrton era da quelle parti andava in ospedale a rinnovare la sua registrazione. Ecco dove andava ed io rimasi davvero estremamente colpito da questa cosa, che ritengo quella che piĂą mi ha toccato in quarant’anni di carriera, quella che piĂą mi ha sconvolto, visto che qualcuno che non conosci viene a cercarti su richiesta di qualcuno che è giĂ  morto, quella che continua a farmi pensare che Ayrton fosse davvero qualcuno diverso da tutti, tra quei pochi che riescono a comunicare per vie non normali”.

Questo ci da ancora di piĂą l’idea di chi fosse Senna fuori da un abitacolo, ma che tipo era a livello umano ….
“Era un tipo chiuso, sospettoso, per la paura che si giocasse con i suoi sentimenti; era molto attento, analizzava ogni particolare, poi se ti dava la fiducia, questa era totale e assoluta. Un giorno mi confidò che il suo sogno era vincere cinque Mondiali, eguagliare Fangio, che ammirava moltissimo, ricambiato; gli dissi che così si metteva alla sua stessa altezza, ma mi rispose che non era un fatto sportivo, ma che vedeva come Fangio fosse considerato quando si muoveva, ascoltato quando parlava, e quando fosse stato alla sua altezza avrebbe potuto bussare alla porta dei potenti ed essere ascoltato, avrebbe potuto chiedere aiuto per i ragazzini di strada del suo Brasile, per toglierli dalla strada, per dar loro da mangiare, farli studia, dar loro un futuro, perchè questo era il suo sogno”.
Quindi un grandissimo, forse ancora piĂą come persona che come pilota, con tutte le qualitĂ  che il pilota ovviamente aveva…

“Certo, ci sono piloti che hanno vinto piĂą di lui, anche se aveva trentasei anni ed avrebbe potuto vincere ancora, non in quell’anno dove la Williams non era un’auto vincente, pur se lui aveva sempre rincorso il guidare quella macchina, in una sorta di destini strani, che prendono vie del tutto incognite, quasi improvvisate, difficili da capire. ha rincorso questa Williams, togliendola a Prost ed è come se si fosse comprato una bara, perchè la macchina aveva questi difetti che poi ne hanno causato la morte; anche questa è una cosa stranissima, la voglia di rincorrere qualcosa, quasi fosse nel tuo destino, un qualcosa che determinerĂ  la tua fine”.
Senna e Prost, ovvero la grande rivalitĂ  di quel tempo….

“Si, perchĂ© Prost era il campione alla stessa altezza, quello rispetto al quale devi arrivare prima; la loro rivalitĂ  era effettivamente esasperata, non erano certi amici, e l’importante era finire prima uno dell’altro, magari al quinto posto, non era quella la questione, purchè “l’altro” fosse dietro. I due erano in quella situazione, non potevano essere amici, anche se tutti raccontano che poi alla fine si sono riconciliati. Quando la cifra agonistica raggiunge certi livelli, tra persone intelligenti ti puoi al massimo rispettare, perchè quando ci si scontra tra grandi non si va oltre, essendo la grande rivalitĂ , l’essenza stessa della competizione”.
I due, quando erano entrambi in McLaren, fecero addirittura a sportellate….

“Questo perchè alla fine, non c’è niente di peggio; giĂ  avere un avversario in un altro Team crea una dicotomia su ragionamenti, situazioni che si vengono a creare, progettazioni che si cercano per batterlo, ma se addirittura quello che è il tuo rivale maggiore è in casa tua non hai piĂą alibi, piĂą scuse, perchè se ti batte ti batte con gli stessi identici strumenti, con le stesse armi, vuol dire che è piĂą forte lui”…

“Con Ayrton avevo un bellissimo rapporto, basato sul rispetto. Senna era una persona di un’intelligenza al di sopra della media ed ogni sua intervista non erano i classici trenta secondi, perchè lui analizzava, esprimeva concetti diversi, anche se c’era anche l’altro lato della cosa, perchè in questo modo lui “usava” i media, lui che curava da solo i propri interessi, di qualunque tipo, anche con gli sponsor, dato che non aveva un manager; una volta era in conferenza stampa e non si decideva ad iniziare aspettando il mio arrivo, cosa non troppo carina verso i colleghi presenti, allora spiegò che Zermiani rappresentava la RAI, cioè l’emittente italiana, italiana come la Ferrari, il Team dove non solo lui ma tutti i piloti del paddock sognavano di correre, e quindi chi sognava di correre in Italia doveva considerare tutti coloro che rappresentavano l’Italia in quel momento. La Ferrari fu effettivamente sfiorata da Senna, quando con la rossa correva Prost; la trattativa tra Senna e Cesare Fiorio era avanzata, ma un Dirigente della Fiat, invidioso di Fiorio, rivelò tutto a Prost che fece in modo di mandare a monte il tutto, cosa che cambiò tante cose, anche se evidentemente era il destino a determinare le vicende di tutto e tutti”.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Redazione

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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