Uno che si chiama Primoz di nome cosa può fare se non vincere la tappa inaugurale del Giro d’Italia numero 102, vestendo la prima maglia rosa e conservandola anche al termine della seconda tappa che ha portato i corridori da Bologna a Fucecchio?
Che poi lo sloveno vesta di rosa anche quando il Giro finirà, a Verona, questo non dipende dal nome ma dalle sue gambe, da quello che saprà dare nel corso delle tappe a venire e, cosa di assoluta importanza, ciò che gli daranno i compagni di squadra, perché è giocoforza ritrovarsi nel finale di certe tappe da solo, ma senza il supporto dei compagni è quasi impossibile vincere un grande giro.
Questo Roglic lo sa bene, come lo sanno nel Team Jumbo-Visma e come lo sanno tutti coloro che hanno la vittoria finale come obiettivo, da Dumoulin a Nibali, da Yates a Lopez; il Giro è appena iniziato, tre settimane sono lunghissime e, come non bastassero le tante difficoltà disseminate lungo il percorso, ci sarà anche da fare i conti con il meteo, in questo mese di maggio che pare promettere le “pazzie” di cui si faceva carico marzo.
Lo spettacolo delle due ruote è dunque iniziato, e di spettacolo è giusto parlare, perché lungo le vie di Bologna e nei due chilometri finali, che hanno portato i corridori sulla collina di San Luca, non solo Roglic e compagnia pedalante sono stati magnifici, in quanto accompagnati ed incitati da una vera e propria marea di pubblico, che non ha fatto mancare davvero a nessuno la spinta dell’incitamento, sin da quando i corridori hanno effettuato la ricognizione del percorso.
La gara ha premiato colui che in questo momento è certamente il più in forma, reduce da un Romandia letteralmente dominato; Roglic oltre a vincere la tappa e vestire la prima maglia rosa è anche il primo corridore sloveno ad indossarla, facendo diventare la propria nazione la ventiseiesima a vestire il primato al Giro d’Italia.
Data l’inversione dell’ordine di partenza di alcuni dei concorrenti più forti, viste le previsioni meteo che minacciavano pioggia nel finale, la tappa, dopo l’arrivo di Roglic, Nibali, Dumoulin, è vissuta nell’attesa di Yates, unico tra i grandi favoriti a non decidere di partire tra i primi e l’attesa è stata ripagata, visto che il britannico è finito secondo, a soli 19″ dalla maglia rosa, precedendo un bravissimo Nibali, finito a 23″ da Roglic, Lopez Moreno e Dumoulin, entrambi a poco più di cinque secondi dal siciliano.
Tanta paura del meteo, ma il sole ha baciato tutta la prima tappa e la regolarità della gara è stata perfetta, mettendo i concorrenti sullo stesso piano e chi è andato più forte ha giustamente vinto, perché il caldo si è fatto sentire per tutto il pomeriggio, ed al massimo Yates ha gareggiato con un paio di gradi in meno dei rivali più pericolosi, sfumature per chi ne vedrà di tutti i colori e temperature, nel corso delle prossime tre settimane, cosa per altro già successa nella seconda tappa, vinta in volata dal Campione di Germania, Pascal Hackermann, della Bora-Hansgrohe, che sul traguardo di Fucecchio ha preceduto Elia Viviani e Caleb Ewan, dopo 205 chilometri quasi tutti corsi sotto la pioggia e che non hanno cambiato la classifica.
Il Giro è appena partito e, dalle premesse, si può fin da ora scommettere che sarà affascinante ed incerto, con Roglic favorito, anche se probabilmente un po’ “troppo” ed un po’ “presto” in forma, ed una torma di avversari a contendergli un primato che, visti i 3.578,8 chilometri totali del percorso, è più che mai distantissimo.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Patrizia Ferro

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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