Il silenzio surreale che permea ogni cosa quando la neve copre la terra è interrotto dai pianti, dai rumori frenetici di chi continua a scavare, anche a mani nude, per estrarre le persone sepolte sotto la valanga che ha travolto mercoledì l’Hotel Rigopiano, ai piedi del Gran Sasso.

E’ stata una notte di ricerche senza sosta alla luce delle fotoelettriche: un’atmosfera spettrale che non lascia spazio alla speranza. Ormai, infatti, è passato troppo tempo perché qualcuno dei dispersi possa essere sopravvissuto.

Nessun segno di vita è salito in superficie. Al momento, il numero ufficiale di vittime conta ancora tre persone, mentre rimane incerto, ovvero non ufficializzato, il numero di dispersi tra dipendenti e clienti, che conterebbe tra le 25 e le 30 persone.

La slavina che ha investito l’albergo ha sepolto gran parte della struttura, facendosi anche strada all’interno dei vari ambienti che la costituivano, spazzando via quello che trovava sulla sua strada: una violenza distruttiva inarrestabile.

E’ probabile che siano state le 4 scosse sismiche di magnitudo tra 5,1 e 5,4 della mattina di mercoledì ad innescare la valanga.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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