Andrea Romano – giornalista esperto di sport per “Il Foglio“, “Il Fatto Quotidiano“, “Rivista Undici” ed “Esaudire“, quasi coetaneo del campione di Malmö – affronta un grande nome nella sua ultima biografia, che già dal titolo svela tutto: “Ibra. Essere Ibrahimovic“.

Il volume – dedicato all’ormai ex calciatore in occasione del suo compleanno, la data di nascita è 3 ottobre 1981 – è composto da 437 pagine ed è in vendita in tutte le librerie negli store online.

Tramite l’analisi di una serie di dicotomie, il testo non si limita a raccontare la vita della stella svedese, ma scava in profondità fra le pieghe della sua carriera e della sua essenza, per delineare un ritratto in grado di restituirne la complessità.
Per inquadrare la narrazione citiamo un estratto del capitolo “Milan, di nuovo“: “Zlatan Ibrahimović non è solo un calciatore che ha segnato in maniera indelebile gli ultimi due decenni, è soprattutto una fede laica, una religione pagana. E lui, sommo sacerdote del culto di se stesso, si è raccontato e si è fatto raccontare tramite una liturgia continua, una (auto)celebrazione amplificata dai social network che ha contribuito a costruire il suo status”.

L’autore nota come questa narrazione superomista abbia avuto perfino l’effetto “perverso” di rendere monodimensionale la figura del calciatore, caratterizzato, anche in campo, da mille contraddizioni: fisicamente dominante ma dotato di tecnica deliziosa, tante volte ma mai in grado di vincere il trofeo più importante a livello di club, la Champions League, leader di tante squadre ma solo recentemente al centro degli “endorsement” dei compagni.

”A quarant’anni, ormai, Zlatan è un marchio, una griffe, qualcosa di immediatamente riconoscibile come una grande casa di moda. Il ragazzo che se n’era andato da Malmö è riuscito davvero a conquistare il mondo. Per farlo è dovuto diventare un calciatore inedito e soprattutto irriproducibile. Un uomo che è stato capace di preservare il suo essere bambino, anzi, che lo ha elevato a sistema, che ha trasformato la sua fanciullezza nella sua caratteristica tecnica più efficace e peculiare. Ibra è stato frainteso, banalizzato, vilipeso e sottovalutato. Eppure, il suo talento verrà presto rimpianto. D’altra parte, Zlatan ha dimostrato di poter realizzare qualsiasi cosa, persino smentire quella massima di Pablo Picasso che diceva: «I quarant’anni sono quell’età in cui ci si sente finalmente giovani. Ma è troppo tardi». E forse non abbiamo ancora capito quanto siamo stati fortunati a vivere nell’era di Ibra”.

Romano – per realizzare questo progetto editoriale per Diarkos – ha utilizzato fonti diverse; non solo le testimonianze “dirette” dello svedese, ma anche vecchi articoli di giornali italiani e stranieri e altri libri che, più in generale, illustrano la mentalità dei campioni sportivi. Ibra è un atleta gigantesco e davvero unico nel suo genere, capace di affermarsi continuamente. L’obiettivo dell’autore è anzitutto tratteggiarne la personalità, raccontando quello che lo circondava e gli sconvolgimenti che ha portato nei club (e nei campionati) in cui ha giocato.
La carriera di Zlatan ha inizio nelle strade di Rosengård, un sobborgo di Malmö. La sua abilità attira l’attenzione dei talent scout, che lo portano nell’ambiente professionale. Dopo aver giocato con l’Ajax e la Juventus, si afferma come uno dei talenti più promettenti del continente con un percorso attraverso alcuni dei club più prestigiosi d’Europa: Barcellona, lnter, Milan, Paris Saint-Germain, Manchester United, accumulando successi e titoli ovunque. Noto per la capacità di segnare gol straordinari e la versatilità in campo, nel 2020, Ibra fa un ritorno molto atteso in Serie A, vestendo ancora la maglia del Milan. La sua presenza ha immediatamente rianimato il club rossonero e dimostrato che, nonostante l’età, abilità e passione per il gioco erano rimaste ancora inarrivabili.

Oltre alle abilità calcistiche, Ibra è noto per essere stato un leader carismatico. Ha sempre avuto un’influenza positiva sui compagni di squadra, spesso fungendo da mentore per i giovani talenti. La sua determinazione e la sua voglia di vincere sono sempre state contagiose. Nonostante il passare degli anni, Ibra ha continuato a sfidare il tempo e a impressionare il mondo del calcio, ergendosi a icona per i giovani di tutto il mondo.
Andrea Romano ha vissuto sulla propria pelle l’influenza di questo straordinario atleta. E forse ha ragione, quando scrive che “Il bisogno che gli altri hanno di raccontare Ibra è secondo solo al bisogno che Zlatan ha di raccontare sé stesso”. Ibrahimovic, nel corso della sua lunga carriera, si è costruito un’immagine e anche una auto-narrazione, mettendosi al centro della storia.
Su questo personaggio si è già scritto e si continua scrivere moltissimo. Lui stesso ha pubblicato addirittura tre autobiografie (“Io, Ibra” nel 2011, “Io sono il calcio” del 2018, “Adrenalina” nel 2021).

Il racconto di Andrea Romano scorre attraverso vent’anni di calcio e ci mostra, di volta in volta, i segni lasciati dal ciclone Ibra. I motivi per cui spesso ha funzionato e per cui, in alcuni casi, è andata meno bene: le ragioni che hanno spinto l’attaccante a certi comportamenti. Tutto espresso in una scrittura sintetica ma non superficiale, che sembra spesso centrare il punto pur non risultando, per forza di cose, quasi mai del tutto nuova. Cosa che non impedisce a questo libro – che vi consiglio di leggere – di essere davvero ben fatto.

A cura Ilaria Solazzo – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui