GENERATE AI ZUCCHE, ZUCCA, VENDITA, COMMERCIALIZZAZIONE

Olimpo Liverani è uno dei più importanti esportatori di zucche italiani, le produce e le commercializza per la grande distribuzione anche all’estero. La sua, è una lunga tradizione condensata in tre generazioni che nacque per un episodio molto particolare che voglio raccontarvi.

Siamo nel 1950, Ardenzio Liverani, nonno di Olimpo e padre di Aristarco, viveva a Bosco di Mesola, in provincia di Ferrara, dopo esser divenuto un protagonista dell’attività resistenziale nel Basso Ferrarese.

Aveva 25 anni e il suo sogno era diventare campione italiano di pugilato nella categoria Pesi Welter per poi puntare al titolo europeo. Vinse tutti gli incontri in preparazione alla sfida contro il Campione in carica, Tazio Maroncelli, in programma sabato, 24 giugno alla palestra “Vigor” di Codigoro. La domenica prima dell’incontro, Ardenzio salì sulla sua bicicletta Bianchi” celeste annuvolato e partì in direzione Cesenatico con l’obbiettivo di farsi una lunga nuotata.

Giunto a circa trecento metri dal bagnasciuga, un ricco imprenditore del settore ittico, a bordo del suo motoscafo “Riva Tritone” nuovo fiammante, lo colpì in pieno, senza accorgersene, procurandogli una profonda lacerazione del deltoide della spalla sinistra. Ardenzio, arrivò a riva nuotando con un braccio solo, si diresse verso il primo bar della zona e qui crollò a terra privo di forze.

Trenta punti di sutura non gli impedirono di combattere il match della vita, sei giorni dopo, portando a casa un’umiliante sconfitta ai punti. Quell’episodio, segnò la fine della sua carrierapugilistica e lo portò a riflettere sul suo futuro. I “Compagni della macchia”, divenuti politici da “pugni sul tavolo” gli proposero un impiego al Comune come Vigile Urbano o Capo Usciere, ma Ardenzio rifiutò accampando improbabili scuse.

Nel frattempo, alla sala danze “Cremlino”, adocchiò una ragazza talmente bella che avrebbe adombrato anche Liz Taylor, il suo nome era Adele.La invitò a ballare e, con il benestare e la supervisione della madre e della sorella maggiore, scese in pista per un paio di balli. Dopo tre mesi da quell’incontro, Ardenzio chiese ad Adele di poter incontrare il padre per chiedergli se fosse d’accordo ad un fidanzamento ufficiale.

Don Libero Ranicchia, era persona venale e piena di pregiudizi e, politicamente, non sopportava i comunisti. Decise allora di seguire l’esempio di suo padre, il quale quando non accettava una proposta di fidanzamento, al pretendente gli donava una zucca: in questo modo, l’uomo non se ne andava a mani vuote anche se otteneva una risposta negativa. Per sua fortuna, quando Ardenzio uscì dalla casa di Adele, il buio aveva già invaso le strade così nessuno lo avrebbe visto circolare in bicicletta con una zucca legata nel portapacchi.

Da quel giorno di passione, Ardenzio decise che le zucche avrebbero dovuto trasmettergli gioia e benessere, e in pochi anni creò quell’azienda agricola che oggi, a distanza di settant’anni, ha arricchito i suoi eredi, in particolar modo il nipote Olimpo. La zucca, per Olimpo, è diventata talmente importante da trascorrere intere giornate, quando le nuvole tendono ad offuscare il suo sole interiore, a Longastrino, in via Molinetto, in un podere immerso nella campagna tra Ferrara e Ravenna, dove i gestori hanno creato un “Pumpkin Patch”, una sorta di paradiso della zucca dove è possibile farsi scegliere da quella più vicina al nostro cuore.

Ti batti la zucca, e t’illudi che arriverà l’ingegno: Ma batti finché vuoi, non c’è nessuno in casa.  (Alexander Pope poeta inglese 1688–1744).

A cura di Marco Benazzi – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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