Passa anche la ventesima giornata e la Serie A si concede quel riposo che, solitamente, avveniva nel pieno delle festività natalizie; si ritorna così ad antiche abitudini, pur se non si va in campo il primo dell’anno o a Santo Stefano, a riempire giornate di feste e libagioni.
Cosa ci ha dunque riservato la prima di ritorno? Ci si aspettano sempre spettacolo e gioco, ma alla fine, sono sempre le polemiche a farla da padrone ed in Var (a volte male utilizzato o non consultato per nulla) serve solo ad alimentarne di nuove.

Le prime della classe, Napoli e Juventus, vincono come da pronostico, ma gli azzurri stentano assai contro un Verona che fa muro, mentre i bianconeri conquistano i tre punti a Cagliari infarciti dalle proteste sarde per un mani di Bernardeschi che “avrebbe” potuto cambiare il corso della partita.

La questione in realtà è sempre la stessa, perché Juve e Napoli (il mani clamoroso a Crotone) sono più forti anche senza certe sviste o interpretazioni di arbitri scadenti ed impegnati a consolidare certe posizioni di carriera (e se vuoi farne anche solo un minimo ti metti contro chi?); fare giustizia ogni tanto e rendere per una volta tutti uguali servirebbe a cambiare la classifica finale?

Guardare proprio la classifica fa comprendere come, dopo tante parole, la sfida si riduce sempre e solo alle solite due, con le altre che “sembrano” migliorare ma durano due, tre mesi e poi si sciolgono, tra lamentosi allenatori che filosofeggiano quando vincono e fanno i prepotenti quando le cose vanno male, quasi fosse colpa di giornalisti cui sono permesse solo domande idiote e ricevono risposte ancora più insulse!

Inter e Roma calano le brache tra mercato, comportamenti di ragazzotti che guadagnano cifre folli e da folli si comportano, e vengono fuori problemi che sono tecnici ma anche di rapporti interpersonali, sopiti fin che si vince, ma che prima o poi vengono a galla e non fanno certo del bene.

Nel gruppo delle terze è la Lazio quella con la salute migliore e se la si smettesse di vedere complotti e si pensasse di più a giocare in casa biancazzurra, sicuramente si farebbe anche meglio di quanto succede oggi; Immobile segna a raffica e la squadra gioca un bel calcio, pensare al terzo posto è traguardo non impossibile, ma per arrivarci serve tranquillità.

Dietro alle prime cinque troviamo un gruppo che inizia con Atalanta e Sampdoria; i nerazzurri sono in formissima ed ancora in corsa in tutte e tre le manifestazioni cui partecipano, Gasperini sta continuando a dimostrare di essere il valore aggiunto di una formazione che parte sempre con lentezza, ma accelera man mano che la stagione avanza e non ci stupiremmo se, alla fine, i risultati fossero ancora più belli della stagione passata.

Discorso inverso invece per la Sampdoria che, partita a mille, sta pagando dazio e ne prende tre a Benevento, completando un periodo alquanto buio di risultati e gioco; Giampaolo non è più l’allenatore dei miracoli, o magari, più semplicemente, tutti sono rientrati nella norma di capacità e bravura.

A sole due lunghezze, ed a completare il terzo lotto di contendenti, la Fiorentina che pareggia nel finale contro l’Inter, l’Udinese che si ferma sul pari a Verona, sponda Chievo, il Milan che vince di “c..o” contro un Crotone che avrebbe meritato di più, ed il Torino che, con Mazzarri al debutto in panca, strapazza un Bologna quasi trasperente.

All’Olimpico il 3-0 finale sta persino stretto ai granata e sembra di ritornare indietro di qualche settimana con il 3-1 di Napoli-Torino; solo che questa volta è il Toro a vestire i panni del dominatore, facendo nascere l’eterno dilemma se è bravo chi vince o troppo scarso il perdente.

In molti hanno parlato di vittoria del Toro di Mihajlovic, ma evidentemente o non hanno visto la partita o non hanno mai visto il Torino del serbo; sicuramente due giorni non bastano per cambiare una squadra, ma pensare che i granata avessero voglia di dimostrare qualcosa che Sinisa mai ha tirato loro fuori? Dare un po’ di ordine in campo e compiti precisi non è roba da scienziati, ma come abbiamo avuto modo di capire nel tempo, neppure da Mihajlovic.

Bologna, Genoa, Chievo, Sassuolo e Cagliari, fanno parte del quinto lotto, con i grifoni che superano i neroverdi e le altre di cui abbiamo parlato; difficile pronosticare che una di queste formazioni risalga posizioni, ma anche che si lasci invischiare nella lotta per non retrocedere, salvo ribaltoni sempre possibili ma oggi poco immaginabili.

Lotta che invece vede impegnate Spal, Crotone, Verona e Benevento, con i giallorossi alla seconda vittoria consecutiva che indubbiamente è da festeggiare degnamente ma non cambia una realtà troppo pesante per essere cambiata da qui alla fine; mentre per le altre tre la lotta sarà dura e lunga.
Vedere le tre neopromosse nelle ultime quattro posizioni della classifica non è una novità e conferma una volta di più che serve una riforma ed una riduzione delle formazioni di A, ma fino a quando al vertice del calcio (e dello sport in generale) troveremo certi personaggi cosa si può sperare succeda? Inserire un VAR per i dirigenti? Certo, ma se poi chi lo manovra è “manovrato”?

Auguri e buon anno.

Il Diirettore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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