1ª parte Luglio 1943, in un piccolo paese collinare della Romagna, il bagliore del mezzogiorno illumina la campagna che profuma di mosto.

La Pananza, una casa colonica dei primi del ‘900 che prende il nome dal podere all’interno della quale è situata, di proprietà del Segretario Politico locale cav. Silvano Barbiglioni – un uomo viscido, dal grosso pancione che se ne sta per buona parte della giornata al bar a giocare a carte, perché per sbrigare le pratiche del Comune ha un orario prestabilito (10.00 – 12.00) – ospita i Bertocchi, una famiglia allargata di mezzadri, vecchio stampo, composta da più nuclei, tipica di quegli anni. La Pananza possiede un’ottima cantina e il suo cantiniere, il signor Giovanni (Zvanon) è specializzato nel mescere vino per ogni occasione.

Ai funerali degli amici non offre fiori ma porta vino da distribuire ai partecipanti al lutto. I Capifamiglia, due fratelli con una sana passione per il cibo e la politica (uno repubblicano mazziniano, l’altro trotskista-leninista) si confrontano spesso e volentieri in interminabili discussioni politiche per tornare poi uniti nella lotta contro il regime.
Nella Pananza, si condividono pezzi di storie lavorative e personali, spesso intrecciate, che hanno dato vita a diverse esperienze professionali. Una famiglia che, per secoli, ha sofferto la fame: tanto che il nonno di casa era stato soprannominato Ridolini per via dell’eccessiva magrezza. Portava gli zoccoli anche d’inverno e si difendeva dal freddo con una grossa maglia di lana fatta in casa che portava sulla pelle; non indossava la camicia, e i pantaloni e la giubba erano quasi una ininterrotta successione di rattoppi.

Giuseppe (Beppe) Bertocchi, profondo conoscitore delle coltivazioni e degli allevamenti si batte da anni per l’utilizzo di attrezzature e tecniche più a misura d’uomo e per la trasformazione dei terreni coltivati a frutta, sognando la costruzione di enormi serre. Ha idee rivoluzionarie e internazionaliste che mirano alla costruzione di cellule leniniste come sezioni nazionali di un’internazionale centralista-democratica il cui scopo sia quello di condurre la classe lavoratrice alla vittoria attraverso rivoluzioni socialiste in tutto il mondo.

È il maggiore dei fratelli. Per lui, il proletariato, impadronendosi del potere politico e distruggendo il capitalismo in quanto sistema mondiale, può porre le basi per eliminare lo sfruttamento. È stato, inoltre un instancabile sciupafemmine!

Giovanni (Zvanon) Bertocchi, è il minore dei fratelli. mazziniano convinto, dopo il quarto bicchiere comincia ad enunciare la celebre introduzione ai Doveri dell’Uomo di Giuseppe Mazzini. Secondo Zvanon e il suo celebre maestro, la Rivoluzione francese e la dichiarazione dei Diritti dell’uomo non migliorano le condizioni del popolo, anzi la peggiorano con l’aumento del costo della vita, il deprezzamento dei valori, il lavoro precario, la disoccupazione aumentata, così come le migrazioni ecc. Dopo aver solcato i sette mari come mozzo/addetto alla cambusa è ora il responsabile della cantina sociale del paese, accogliente e ospitale, vive nella grande casa colonica sede della cantina più invidiata della provincia e spesso, meta di notevoli serate eno-gastronomiche clandestine. È sicuramente un intenditore di vino.

Fine 1ª parte

A cura di Marco Benazzi – Foto Repertorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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