L’ex emerito Presidente Giorgio Napolitano, che ci ha lasciati, all’età di 98 anni, lo scorso venerdì 22 settembre, è stato il primo Capo di Stato, nominato per due legislazioni consecutive quale Presidente della Repubblica.

Nel corso del “suo cammino politico” furono determinati la sua posizione e il suo ruolo in quello che ricordiamo il “golpe” del novembre 2011, quando ci fu il passaggio di consegne a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Mario Monti.

Ricorderete sicuramente che all’epoca ci trovammo in una vera e propria crisi finanziaria e lo spread raggiuse punte incredibili che minavano la stabilità del Paese. Da qui emerse un fatto di cronaca politica non certo premiante per il Presidente Napolitano, che non ebbe un comportamento degno del suo ruolo, ovvero di “arbitro imparziale”!

Necessita fare un salto indietro di qualche anno, avvero al 2008 e rileggere la storia!

Nel 2008, era Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, in netto contrato con il programma della Merkel per la sua politica economica basata “sul rigore” proponendo con insistenza soluzioni finalizzata allo sviluppo. Anche i rapporti con il Governo francese erano tesi in quanto l’allora Presidente Nicolas Sarkozy aveva considerato un affronto personale la sua contrarietà relativa ad un intervento in Libia e il rifiuto di Lorenzo Bini Smaghi, che era nel board della Banca Centrale Europea, di lasciare il posto ad un rappresentante di Parigi nel momento in cui Mario Draghi – voluto da Berlusconi – era diventato presidente della BCE.

Nell’aprile 2009 Silvio Berlusconi ottenne il massimo del gradimento del Paese, il 72% a seguito del discorso di Onna del 25 aprile. Due anni dopo la sua leadership si indebolì causa le indagini giudiziarie sulla vita privata di Gianfranco Fini che determinò una frattura considerevole nella maggioranza parlamentare del centrodestra. Da testimonianze mai negate o smentite, sembra che fu proprio Napolitano a far “presumere” al Leader di AN la possibilità di accedere a Palazzo Chigi dopo una probabile caduta del governo. Cosa che non accadde nel dicembre 2010 per la mancanza di pochi voti e non a caso il tutto si ripropose nel giugno del 2011, quando interpellò Carlo De Benedetti e Romano Prodi sulla eventualità di affidare il governo all’ex commissario europeo Mario Monti, coinvolgendo nei fatti anche un amico dello stesso Monti, Corrado Passera, allora Amministratore Delegato di Banca Intesa. Venne così redatto nell’immediatezza un programma di governo! (Un fatto che, se reso pubblico, avrebbe potuto delegittimare il Governo!). 

Nel contempo, il 30 giugno 2011 iniziò la speculazione finanziaria: La Deutsche Bank mise sul mercato 8 miliardi di euro di titoli di stato italiani su 9 che ne aveva in portafogli per poi riacquistarne una buona parte nelle settimane successive creando un certo “caos” sulle Borse Europee e non solo. In trenta giorni il mercato fu completamente variato e la Bce inviò una lettera al Governo per chiedere un’immediata manovra da 65 miliardi a fronte della quale la Banca Centrale Europea avrebbe supportato i titoli di stato italiani. Il nostro Governo cadde in una profonda crisi con Brunetta e Romano da una parte e Frattini e Tremonti dall’altra – creando l’occasione perfetta in cui si “insinuò” il ruolo di Napolitano: fare fuori Berlusconi.

Napolitano, anche a seguito dell’atteggiamento della Merkel e di Sarkozy, negò al Premier Berlusconi la possibilità dell’uso del decreto per l’approvazione della manovra economica finalizzato a tranquillizzare le acque. Così il Premier si ritrovò al G20 di Cannes il 3 novembre senza adeguate proposte.

La fine del Governo la decretò proprio Napolitano l’11 novembre 2011 con la nomina del Suo pupillo Mario Monti che premiò a Senatore a vita, prima ancora di nominarlo Premier del Governo Italiano. Silvio Berlusconi, pugnalato alle spalle, così come fu Giulio Cesare da Marco Bruto, salì al Colle il giorno successivo per dare le sue dimissioni.

Grande fu la gioia del Presidente Napolitano e di tutta la sinistra tornata al potere senza il consenso del voto popolare! 

Le consultazioni furono più che veloci e il nuovo Premier fu eletto dopo soli 5 giorni! Questo non impedì che lo spread – la differenza tra i nostri titoli e i Bund tedeschi – raggiungesse quota 500 a fine anno, nonostante il “per noi drammatico” decreto “salva Italia”.

L’infame azione perpetrata dal Governo nei confronti di Silvio Berlusconi, non fu solo quello definito “un golpe” ma una sommatoria di interessi ben studiati per “eliminarlo” dal contesto politico, coordinati proprio dal Presidente della Repubblica. Tanto è vero che dopo la sua rielezione nel 2013 gli negò la grazia dopo la condanna per frode fiscale, affermando che Berlusconi aveva dato vita a comportamenti di protesta che esulavano dai limiti del rispetto delle istituzioni e di una normale, doverosa legalità.

Inutile entrare nel merito di tali giudizi che, a distanza di tempo, dimostrano una totale mancanza di equilibrio istituzionale da chi, per nove anni, aveva assunto il ruolo di prima carica dello Stato.

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui