Tre ore di incontro che sembrano sanare la spaccatura tra il Cremlino e la compagnia Wagner nata in quei due giorni di rivolta, tra il 23 e il 24 giugno, quando Yevgeny Prigozhin aveva guidato le sue truppe private, impegnate sul fronte ucraino a fianco dei russi, fino a 200 km da Mosca per poi fermarsi, ufficialmente dopo una mediazione da parte del presidente bielorusso Lukashenko.

Il presidente Vladimir Putin aveva parlato di tradimento ma il procedimento penale aperto nei confronti di Prigozhin – che aveva motivato la ribellione come “protesta” contro i vertici militari russi – è stato lasciato cadere.

Ora si viene a sapere, dopo le indiscrezioni del quotidiano francese Liberation, che il 29 giugno, dunque pochi giorni dopo gli eventi in questione, i vertici della Wagner hanno visto Putin a Mosca. Secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il presidente ha fornito ai presenti una valutazione delle azioni della Wagner sul campo di battaglia in Ucraina e anche della rivolta, poi “ha ascoltato le spiegazioni dei comandanti e ha offerto loro ulteriori opzioni di impiego“. Da parte loro i comandanti della Wagner “hanno presentato la loro versione dell’accaduto” e “hanno sottolineato di essere convinti sostenitori e soldati del capo di Stato e del comandante in capo, e hanno anche detto che sono pronti a continuare a combattere per la loro patria“, ha concluso Peskov.

A cura di Stefano Severini – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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