Con ordinanza emessa questa mattina, la Camera di Consiglio ha prorogato di un mese la carcerazione preventiva di Eva Kaili“. E’ quanto si legge in una nota della Procura federale belga in merito alla richiesta di scarcerazione dell’ex vice presidente del Parlamento europeo, in arresto per corruzione nell’ambito del Qatargate. Kaili non ricorrerà in appello contro la decisione dei giudici. Lo ha fatto sapere uno dei suoi avvocati, il greco Mihalis Dimitrakopoulos.

“Eva Kaili è andata negli Stati Uniti per due volte con i soldi del Centro di Uguaglianza di Genere di Atene, finanziato dall’Eurocamera, solo per scopi personali”. Così al Tg4 la sua ex assistente Sofia Mandilara che ha lavorato per l’ex vicepresidente del Parlamento europeo dal 2013 al 2014. L’ex assistente ha raccontato alle telecamere di Mediaset inoltre di “non essere rimasta sorpresa del fatto che la sorella di Eva Kaili sia stata chiamata in causa. Infatti già nel 2013, pur non essendo autorizzata ad assumere sua sorella o parenti, la nominò direttore delle Relazioni Internazionali del Centro”, spiega Mandilara riferendosi all’assunzione di Mantalena Kaili al Centro di Uguaglianza di Genere di Atene nel 2013.

L’udienza davanti alla camera di consiglio di Bruxelles si è svolta a porte chiuse. Nell’ambito dello scandalo Qatargate, l’eurodeputata greca è indagata con il compagno Francesco Giorgi e l’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri. Eva Kaili nega di aver ricevuto denaro dal Qatar per influenzare le sue decisioni politiche. Secondo una fonte giudiziaria belga, nel suo appartamento di Bruxelles sarebbero stati scoperti sacchi pieni di banconote del valore di 150.000 euro. Kaili “non sapeva dell’esistenza di questi soldi”, ha assicurato il suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos, accusando il signor Giorgi di averne “tradito la fiducia”. L’inchiesta condotta dal giudice belga Michel Claise ha dato luogo a venti perquisizioni in Belgio tra il 9 e il 12 dicembre, compresi i locali del Parlamento europeo a Bruxelles.

La magistratura belga che indaga sul Qatargate ha chiesto all’Italia, attraverso Eurojust, di congelare due conti correnti, uno intestato ad Antonio Panzeri, l’altro alla figlia Silvia. C’è un problema legato alla competenza della procura che deve eseguire il ‘congelamento’. La richiesta, raccolta da Eurojust, deve infatti essere vagliata da un gip, il quale deve valutare quanto chiesto da Bruxelles.  Da quanto trapela, a occuparsi della richiesta estera sui conti correnti, “potrebbe essere una procura più lombarda che piemontese“, ma la valutazione non è ancora chiara. Ciò che appare chiaro è che i soldi ‘sospetti’ sono stati trovati su due dei sette conti correnti italiani su cui il giudice Michel Claise aveva chiesto di indagare e riconducibili a Panzeri (due), alla figlia Silvia (uno), al sindacalista Luca Visentini (tre) e all’ex collaboratore di Panzeri, Francesco Giorgio (uno). Intanto, l’eurodeputato Andrea Cozzolino fa sapere di voler parlare con il giudice istruttore belga Claise ‘per contribuire ad accertare la verità’, rinunciando all’immunità parlamentare.

Intanto, nel corso della giornata l’autorità antiriciclaggio della Grecia ha sequestrato un terreno di 7 mila metri quadrati che Kaili e Giorgi avevano acquistato sull’isola greca di Paros. Il sequestro è stato deciso nell’ambito dell’indagine penale preliminare che la Procura per i reati economici greca ha aperto nei confronti dell’ex vice presidente del Parlamento europeo per la presunta commissione dei reati di riciclaggio e corruzione passiva. Secondo i media locali, il congelamento della proprietà a Paros potrebbe aprire la strada a un processo penale contro Kaili in Grecia se si dimostra che la coppia ha acquistato il terreno con i soldi di attività illegali. Inoltre, è stato congelato un conto bancario comune che la coppia ha utilizzato per acquisire la proprietà.

A cura di Elisabetta Turci – Foto Imagoeconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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