Da giorni, anche grazie a un appello lanciato sul ‘Tempo’ dell’ex parlamentare Nunzia De Girolamo, si è tornato a parlare della proposta di legge per l’installazione di telecamere a circuito chiuso negli asili nido e nei centri per gli anziani. Una misura prevista all’interno di una più ampia proposta di legge che prevede ‘norme per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso, anche di natura psicologica, in danno dei minori nei servizi educativi per l’infanzia e nelle scuole dell’infanzia e delle persone ospitate nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e persone con disabilità e delega al Governo in materia di formazione del personale’.

Il testo è in esame da oltre tre anni. Ed è stato approvato alla Camera il 23 ottobre dello scorso anno dopo che aveva avuto già un primo via libera a Montecitorio. “Per la seconda volta in due anni – diceva all’epoca la prima firmataria, l’azzurra Gabriella Giammanco – la Camera dei Deputati ha approvato la mia proposta di legge per l’introduzione della videosorveglianza negli asili nido e nelle strutture per anziani e disabili”. “Il vero scoglio adesso sarà la sua conversione in legge al Senato, dove si era arenata nel 2016. Mi auguro che l’Aula del Senato, questa volta, si mostri più sensibile al tema della tutela dei più deboli e non rimandi oltre la questione”.

Parole profetiche visto che il testo (al quale sono abbinate altre 7 proposte di legge di diversi gruppi parlamentari), si è poi fermato a Palazzo Madama dove è in discussione in commissione Affari Costituzionali. Dopo un ampio ciclo di audizioni, il 28 febbraio scorso la relatrice, proprio la Giammanco, ha presentato un testo unificato. La proposta è di 10 articoli e prevede all’articolo 4 le indicazioni sull’installazione e la manutenzione delle telecamere e puntualizza che “l’accesso alle registrazioni è vietato, salva la loro acquisizione su iniziativa della polizia giudiziaria o del pubblico ministero come prova documentale in un procedimento penale”. Vengono previsti tempi e modalità dell’applicazione e le sanzioni (multe da 3mila a 10mila euro).

I COSTI – Per l’attuazione delle disposizioni viene istituito al Ministero dell’economia e delle finanze un fondo con una dotazione iniziale di 26 milioni di euro per l’anno 2019 e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023. L’importo di 13,5 milioni di euro per l’anno 2019 e di 12,5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2022 è finalizzato all’erogazione a ciascun Comune delle risorse finanziarie occorrenti per l’installazione di sistemi di videosorveglianza. Per la copertura viene utilizzato il fondo speciale di conto nell’ambito del programma ‘Fondi di riserva e speciali’ della missione ‘Fondi da ripartire’ del ministero dell’Economia.

Nella seduta dello scorso 16 ottobre il presidente della commissione, Stefano Borghesi, ha annunciato che mancava il consenso sufficiente per rimettere nel calendario dei lavori della commissione il testo. La Lega ha fatto mettere ai voti la proposta di inserirlo ma l’ipotesi è stata respinta anche in considerazione del fatto che sarebbe partita la sessione di bilancio durante la quale viene sospeso l’esame di provvedimenti con misure di spesa. Se ne riparlerà, dunque, dopo la manovra.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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