Pantani fu vittima di un complotto. La tesi portata avanti dall’avvocato Antonio De Rensis, il legale della madre del ciclista di Cesenatico, Tonina Belletti, sostiene che nel famoso Giro d’Italia del 1999, la camorra avesse deciso di fermare il Pirata, che era destinato a dominare.

Il 5 giugno, a Madonna di Campiglio, Pantani venne incastrato: era necessario eliminarlo dal Giro e per farlo si sarebbe alterato il valore dell’ematocrito nel sangue del ciclista, favorito nelle puntate degli scommettitori.

I Pm hanno “sì ritenuto credibile” che ci sia stata un’alterazione dei test, “ma forse non si può andare oltre”, ha spiegato il legale.

Come l’inchiesta riaperta sulla sua morte a dieci anni di distanza, anche quella sulla fine sportiva di Marco Pantani si è conclusa con una richiesta di archiviazione. Al pari dei colleghi di Rimini, anche i Pm di Forlì hanno ritenuto di non aver elementi per sostenere un processo.

L’ipotesi di un intervento della camorra sul Giro d’Italia del 1999 è rimasta tale, un sospetto, anche credibile, ma non perseguibile penalmente. A ottobre 2014 poteva arrivare una svolta, quando fu convocato Renato Vallanzasca. Agli inquirenti l’ex “bel Renè” riferì che nel 1999 fu avvicinato in carcere da un esponente della camorra che, visto il ruolo di prestigio di Vallanzasca all’interno della mala italiana, era desideroso di fargli un “regalo”, e cioè di non farlo scommettere, come stavano facendo tutti, sulla vittoria di Pantani, perché il Pirata quel Giro “non lo avrebbe finito”.

Ad ogni modo, le indagini non hanno portato all’individuazione dei responsabili delle presunte intimidazioni nei confronti di Marco Pantani e di alcuni medici. Così la Procura di Forlì ha chiesto l’archiviazione per i reati di minacce ed estorsione ipotizzati a carico di ignoti.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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