Esiste il tramonto, ma anche l’alba (non la Parietti bolognese che sfoggia oggi a Formentera, dove in compagnia di amici comuni, abbiamo vissuto qualche bella serata mondana alla Capannina di Paolo Pazzaglia), che illumina il derby con il cavalluccio bianconero sopra le Due Torri e dove sotto i portici il profumo della mortadella emiliana viene schiacciata dalla piadina romagnola diventata patrimonio Unesco.

Bologna e Cesena hanno coltivato per lunghi anni conoscenze che si sono poi tradotte in amicizie pure con la Dotta a decantare cultura e il Passatore a custruire sistemi di ospitalitĂ  unici al Mondo.

Ma quando si è costretti a scrivere di calcio non appare un’accoppiata vincente. L’acredine tra Bologna e Cesena è diventata la sfida delle sfide come un palio senese; e, questo mi pare l’appellativo piĂą calzante volto a indicare l’accesa e mai sopita rivalitĂ  tra le due squadre che in Regione rimane il piĂą titolato. E’ come se fosse un punto di non ritorno con i rossoblĂą che militano nel massimo campionato e i bianconeri che hanno sfiorato la promozione in serie B.

Certo la differenza tecnica sulla carta pare lampante, ma in partite sentitissime e tesissime come queste, spesso gli equilibri si equivalgono e ne scaturisce la sorpresa con la vittoria della piĂą debole. PerchĂ©? Semplicemente per il motivo che subentra un fattore d’orgoglio nostrano e anche per il motivo che siamo ancora solo all’inizio della stagione calcistica dove i muscoli cedono ai crampi.

La rivalitĂ  tra le due squadre è cresciuta nel tempo grazie ai numerosi incontri e alle sfide epiche fin dopo l’ultima guerra che si sono svolte tra di loro, sia in campionato che in Coppa Italia. La rivalitĂ  si è intensificata negli anni settanta – ottanta con le due societĂ  che non si sono effettivamente mai amate anche per una rilevanza di egemonia imprenditoriale, politica, sociale e culturale.

Lo stesso Don Rino che era parroco indomito, burlesco di San Pietro e abbracciava diversi quartieri di Cesena (cosa può centrare un prete con il calcio), quando arrivava il Bologna si metteva gli scarpini con i tacchetti di ferro come amuleto per spingere Ceccarelli, Ammoniaci, Bertarelli, Orlandi, Festa, Cera ,Frustalupi, Rognoni, Garlini, Hubner, Amarildo, alla vittoria dei TARTARI bianconeri!

Oggi dopo undici anni, ogni diario tascabile è riaperto ai i ricordi di ognuno di noi che in modo inebriante suggellano quantomeno la vittoria umana pallonara delle due curve per i colori distinti e gli accesi cori da “Dolce Vita”!

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci 

Il Direttore Editoriale Carlo Costantini

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