In quell’estate del 1985 in molti fischiettavano sulle spiagge gli ultimi successi della stagione: “L’estate sta finendo” dei Righeira e “Ragazzi di oggi” di Luis Miguel.

Un caffè e un quotidiano si compravano ancora con le vecchie mille lire. In quell’estate del 1985, in Sicilia, a Palermo, si iniziava ad allestire l’aula bunker dell’Ucciardone, dove si sarebbe tenuto il primo maxiprocesso alla mafia: 456 imputati alla sbarra, tre gradi di giudizio e la sentenza, il 30 gennaio 1992, della Cassazione che sancirà l’esistenza di un’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata “Cosa nostra”.

Oggi Palermo ha ricordato un altro servitore dello Stato ucciso barbaramente da Cosa Nostra. Il commissario Giuseppe Montana, meglio conosciuto come Beppe (Agrigento, 8 ottobre 1951Santa Flavia, 28 luglio 1985). Il capo della sezione Catturandi della questura di Palermo fu ucciso da colpi di arma da fuoco mentre passeggiava con la fidanzata a Porticello, frazione del comune di Santa Flavia. Mentre camminava sul molo, i mafiosi lo freddarono con numerosi colpi di 357 Magnum e calibro 38.

Gli spararono in faccia lasciandolo in un lago di sangue. L’orologio segnava le 21.00 del 28 luglio 1985, i sicari che l’hanno ucciso quella domenica, forse non sapevano che con quell’omicidio iniziò una delle più terribili estati vissute da Palermo. Montana aveva solo trentaquattro anni, credeva nella legalità, nel futuro delle nuove generazioni tanto da andare spesso nelle scuole a raccontare ai ragazzi storie di uomini coraggiosi che in Sicilia avevano tentato di sfidare la Mafia, storie di uomini come lui. 

In una di queste occasioni – ho fatto parte della Commissione Consultiva del Direttore Centrale per gli Istituti di Istruzione dal 1990 al 1998 – ho avuto il piacere di incontrare e conoscere personalmente il commissario. Beppe Montana è stato uno di quei poliziotti che, con le sue azioni, ha segnato un periodo storico per il nostro Paese, arrestando numerosi latitanti della mafia e pagando il suo impegno con il prezzo della vita. 

Solo nel 1994 si seppe il movente dell’omicidio. Un collaboratore di giustizia rivelò agli inquirenti che il delitto fu eseguito grazie all’aiuto di una talpa di Cosa nostra negli uffici della polizia. La Cupola avrebbe deciso all’unanimità di far uccidere Montana.

Il questore di Palermo ha deposto una corona d’alloro a Porticello, dove è presente una targa in ricordo del giovane funzionato di polizia e grande uomo di Stato.


Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto ImagoEconomica 

Il Vice Direttore Ugo Vandelli

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