La Lanterna di Genova o semplicemente “Lanterna“, in genovese a Lanterna de Zena o a Lanterna, è il faro portuale del capoluogo della Liguria, la città un tempo definita la Superba o Dominante dei mari.
Da secoli strumento indispensabile alla navigazione notturna delle navi in entrata e uscita dal porto, la Lanterna è anche il simbolo di Genova, assumendo quasi un ruolo di totem di tutto ciò che riguarda la città, e come tale fa parte della storia cittadina.
Alta 77 metri e situata ad una quota sul livello del mare di 117 metri (compreso anche lo storico scoglio su cui è costruita), è il faro marittimo più alto d’Italia e del Mediterraneo e il secondo in Europa dopo il Faro dell’Ile Vierge, in Francia presso Finistère, che nel 1902 le tolse il primato superandola in altezza di circa cinque metri. Resta comunque il quinto faro più alto del mondo.
L’edificio consiste in una Torre edificata in 2 ordini di sezione quadrata con terrazza alla sommità di ciascun ordine. Costruito nella sua struttura attuale nel 1543, è inoltre il faro più antico d’Europa, fra quelli ancora in attività. Dai registri del faro si apprende che nel 1449, tra i custodi della Lanterna, venne nominato Antonio Colombo, zio paterno del famoso navigatore Cristoforo Colombo. Per raggiungere la sommità, al suo interno si sviluppa una scala in muratura con 365 gradini totali, di cui 172 aperti al pubblico per raggiungere la prima cornice, mentre la seconda cornice appartiene alla Marina Militare e non è visitabile. Un tempo la Lanterna non era sola, ma aveva una “sorella minore”, chiamata Torre dei Greci, eretta dopo la metà del 1200 e che si trovava come in tutti i porti all’estremo opposto dell’arco portuale. La lanterna è posta sulla sommità della torre ed è costituita da un ambiente a pianta circolare di 4 metri di diametro, con vetrata di 3,44 metri di altezza. L’ottica rotante, da 700 mm di distanza focale, è formata da 4 pannelli lenticolari con assi a 45° e 135°, parte diottrica con occhio di bue centrale, 3 elementi anulari superiori e 10 inferiori tutti interrotti lateralmente; su ogni pannello è sistemato un secondo pannello di prismi deflettori per il funzionamento aereo. Oltre all’ottica principale e al relativo impianto il faro è dotato di un gruppo elettrogeno di soccorso per l’alimentazione elettrica degli impianti di emergenza e del FIR (faro elettrico indipendente di riserva).
Nel corso della storia la Lanterna è stata colpita più volte da fulmini e nel 1602 un fulmine colpì nuovamente la Lanterna, distruggendo la parte merlata della torre superiore. A seguito dell’episodio nel 1603, alla base esterna della torre superiore, venne murata, a scopo propiziatorio, una targa in marmo recante una scritta “Jesus Cristus rex venit in pace at Deus homo factus est”. Ancora oggi l’antica targa è murata su fronte a terra alla base della torre superiore, anche se risulta ormai quasi illeggibile.
Nel 1565 si ritornò a lavorare sulla cupola per renderla stagna e nel 1681 si ricostruì la cupola con legno di castagno selvatico ricoprendo il tutto con peswe e stoppa e infine con fogli di piombo stagnatri a bordi sovrapposti.
Nel 1692 si ebbe poi la ricostruzione della vetrata distrutta dal bombardamento del 1684 attuato da Jean Baptiste Colbert e dall’ammiraglio francese Abraham Duquesne su ordine di re Luigi XIV.
A seguito dei ripetuti danni causati nel 1711 la torre venne incatenata a mezzo di chiavarde e tiranti che ancora oggi sono visibili all’interno e nel 1791 vennero effettuati, alla base della prima torre, lavori di consolidamento per renderla più stabile. Al 1778 risale la costruzione di un impianto parafulmine ad opera del fisico padre Glicerio Sanxay, destinato a mettere fine ai numerosi danni provocati nell’arco di diversi secoli dai fulmini. Va detto che per secoli l’illuminazione è avvenuta con lampade di metallo o di vetro a stoppino.
Nel 1840 venne realizzata un’ottica rotante su carro a ruote con lente di Fresnel e il 15 gennaio del 1841 venne acceso e avviato il nuovo sistema di illuminazione, il cui studio era stato eseguito dal Professor Plana. Le principali caratteristiche erano: luce bianca fissa con portata a 15 miglia a cui erano sovrapposti splendori intervallati di un minuto visibili fino a 20 miglia circa..
Dopo gli ulteriori aggiornamenti del 1898 e del 1913, nel 1936 si ebbe il passaggio all’elettrificazione moderna. Quindi nel 1956 dopo i danni ricevuti dall’aviazione statunitense e britannica nella 2da guerra mondiale la vecchia lanterna venne sostituita insieme all’ottica rotante e a tutti i congegni. Contestualmente venne inoltre sistemato un impianto per l’erogazione dell’energia di emergenza, messo in opera un montacarichi nell’angusto spazio della tromba delle scale e ritinteggiato lo stemma della gloriosa Repubblica Marinara sulla facciata della torre inferiore.
Come ultima modifica degna di nota, nel 1970 l’antico impianto di rotazione a peso motore, rimasto in sito quale riserva, fu sostituito da un impianto di rotazione elettrico e a seguito dell’apertura dell’Aeroporto di Genova, posto a pochi chilometri della torre, alla sommità della cupola della Lanterna fu messo in opera un fanale intermittente rosso, di modesta portata, quale segnale di pericolo per gli aerei.
L’intero complesso, comprendente faro, fortificazioni, piazzali e parco urbano, è stato restaurato e reso accessibile al pubblico tra il 1995 e il 2004.
Da non dimenticare la storia della Porta della Lanterna. La Lanterna sorgeva sulla principale via di comunicazione fra Genova e il ponente, fino allo sbancamento del colle di San Benigno nel primo Novecento, già al momento della realizzazione delle cosiddette Mura nuove seicentesche venne realizzata una porta al loro interno esattamente ai piedi della Lanterna. Come ricorda lo storico Federico Donaver, alla vecchia porta, mantenuta in sede fino alla sua demolizione nel 1887, ne fu affiancata una nuova costruita fra il 1823 e il 1831, chiamata Porta Nuova, Porta della Lanterna o Porta del Chiodo dal nome del suo progettista, il generale Agostino Chiodo. Come scriveva lo stesso Donaver infatti, la stessa porta e le vie adiacenti prendevano nome della Lanterna o Faro pei naviganti che si eleva a 127 m sul livello del mare, la cui costruzione rimonta al 1549″. La porta, a duplice fornice, era ricavata nel vivo della roccia era e aveva, originariamente, due ponti levatoi sostenuti da catene che scorrevano su ruote di bronzo, presto sostituiti, per le mutate necessità pratiche, con una passerella fissa. La facciata neoclassica è costruita in pietra di promontorio (ricavata dallo stesso colle alle spalle della Lanterna) e marmo bianco di Carrara, abbinamento che conta precedenti illustri nell’architettura della città. Notevole è l’appartato scultoreo, costituito dalle metope, delle teste di meduse poste in chiave di volta e dal gruppo dello stemma. L’edificio della porta fu demolito nel 1935. A seguito di polemiche, per mantenere memoria della porta, la sola facciata venne smontata e ricostruita nell’attuale posizione, addossata al muraglione della Lanterna, una cinquantina di metri più a sud e ruotata di 90° rispetto alla posizione originaria, perdendo l’originaria funzione di porta.
Nota: La Provincia di Genova cessa il suo mandato il 31 dicembre 2014 e passa la gestione al Comune di Genova. La Fondazione Labò con il gruppo Giovani ha continuato a garantire la valorizzazione del Complesso Monumentale secondo le modalità di cui sopra fino al 5 gennaio 2020.
Il Complesso monumentale della Lanterna dal marzo 2018 è entrato a far parte del Mu.MA – Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni.
Dal 6 gennaio 2020 il Gruppo Giovani della Fondazione Labò e parte degli Amici della Lanterna si sono costituiti in un’impresa culturale creativa nata dall’esperienza di conduzione degli ultimi cinque anni: la PHAROS light for heritage, che in collaborazione con l’associazione Amici della Lanterna promuove e sostiene le iniziative per la valorizzazione del monumento simbolo di Genova.
Dal 14 gennaio 2020 il complesso monumentale è visitabile dal martedì alla domenica, grazie all’estensione dell’orario di apertura.
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A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto ImagoEconomica