Annelies Marie Frank, chiamata Anna Frank in italiano nacque a Francoforte sul meno il 12 giugno 1929 e mori nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, assassinata dai nazisti solo perché era “Ebrea” tra il febbraio-marzo 1945.

Seconda figlia di Otto Heinrich Frank e di sua moglie Edith ,visse gran parte della sua vita ad Amsterdam nei Paesi Bassi dove la famiglia si era rifugiata dopo l’ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide e nel proprio diario scrisse che ormai si sentiva olandese e che dopo la guerra avrebbe voluto ottenere la cittadinanza olandese.

Fino all’età di due anni Anna visse nell’edificio in Marbachweg n. 307 e in seguito si trasferì nella Ganghoferstraße n. 24 (entrambe nel quartiere Dornbusch). La famiglia Frank viveva in una comunità mista e i figli crebbero insieme con bambini di fede cattolica , protestante ed ebraica. I Frank erano “ebrei riformati” per indicare che molte tradizioni ebraiche erano conservate, ma solo alcune venivano praticate.

Anna dovette sempre confrontarsi con i paragoni con la sorella maggiore Margot: questa era buona, esemplare e timida, mentre Anna era molto più vivace, piena di interessi, ma anche estroversa e impulsiva, e si sentiva costantemente trattata peggio della sorella.

Prima che il nazionalsocialismo irrompesse nella sua vita e la distruggesse, Anna viveva tranquillamente con la sua famiglia e con i suoi amici a Francoforte.

Subito dopo che la NSDAS ebbe ottenuto la maggioranza alle elezioni comunali di Francoforte del 13 marzo 1933, poche settimane dopo l’ascesa al potere di Hitler, cominciarono a esserci delle dimostrazioni antisemite. Suo padre, Otto, cominciò a temere per il futuro della sua famiglia e insieme alla moglie cominciò a pensare a cosa sarebbe potuto succedere se fossero rimasti in Germania. Più tardi, nello stesso anno, Edith si trasferì con le due figlie ad Aquisgrana da sua madre. Otto inizialmente rimase a Francoforte, ma in seguito ricevette da Robert Feix (chimico austriaco comproprietario dell’azienda) l’offerta di aprire una filiale dell’Opekta ad Amsterdam dove si trasferì quindi per organizzare i suoi affari e per preparare l’arrivo del resto della sua famiglia. Nel frattempo, con la legge sulla cittadinanza, la famiglia Frank perse la cittadinanza tedesca.

La moglie e la figlia maggiore lo raggiunsero nel dicembre del 1933, Anna, rimasta con la nonna, nel febbraio 1934.

I Frank andarono a vivere in un palazzo condominiale in Merwedeplein n. 37, nel nuovo quartiere di Rivierenbuurt, all’epoca periferia meridionale della città, in cui molte famiglie tedesche di origini ebraiche avevano cercato una nuova patria. Anche in esilio i genitori si occuparono dell’educazione delle due figlie: Margot frequentò una scuola pubblica, mentre Anna venne iscritta alla scuola pubblica montessoriana nella vicina Niersstraat. Mentre Margot eccelleva soprattutto in matematica, Anna si mostrava portata nel leggere e nello scrivere. Tra le amiche più intime di Anna dopo il 1934 si annoverano Hanneli Goslar e Sanne Ledermann.

Più tardi, Hanneli raccontò che spesso Anna scriveva di nascosto e non rivelava a nessuno quello che scriveva. Questi primi appunti sono andati persi, ma “Hanneli”, come veniva chiamata da Anna, è stata un’importante testimone le cui memorie sono state raccolte in un libro nel 1998 da Aliso Leslie Gold. Un’altra amica, Jacqueline van Maarsen, raccontò in seguito le esperienze vissute insieme con Anna.

Nel 1935 e nel 1936 Anna poté ancora fare spensierate vacanze in Svizzera con una sua prozia parigina.

Con l’attacco alla Polonia nel settembre 1939, scoppiò la seconda guerra mondiale e gli ebrei in esilio temevano che anche i Paesi Bassi, che cercavano di mantenere la loro neutralità, venissero minacciati dall’espansionismo nazista.

Il 10 maggio 1940 i Paesi Bassi furono attaccati e occupati dalla Wehrmacht tedesca: le forze olandesi capitolarono e la regina Guglielmina volò in esilio a Londra.

Presto apparve evidente che per gli ebrei dei Paesi Bassi incombeva lo stesso destino di quelli delle altre zone occupate. Otto e Edith non poterono più tenere nascosti ai figli i problemi politici: fino ad allora i genitori avevano sempre cercato di fare da scudo alle bambine, cercando di garantire loro un’apparente normalità. Come testimoniano alcune lettere rinvenute nel 2007, Otto Frank aveva più volte cercato di ottenere asilo negli Stati Uniti o a Cuba ma i tentativi furono vani.

Nuove leggi antisemite toglievano loro progressivamente sempre più diritti: vennero esclusi dalla vita sociale e da quella pubblica. In particolare, il divieto di andare al cinema colpì molto duramente Anna, che era un’entusiasta cinefila e collezionista di foto di star del cinema. Come tutti gli ebrei dovette abbandonare la scuola pubblica per iscriversi a uno speciale liceo per sole ragazze ebree. Fu introdotto l’obbligo per tutti gli ebrei di registrarsi in un apposito registro anagrafico (con foto e impronte digitali), in seguito dovettero registrare addirittura le loro biciclette. Quando furono obbligati a portare sui vestiti la stella gialla che contrassegnava gli ebrei, molti olandesi iniziarono a solidarizzare con loro. Per contro, nacque anche un partito nazista olandese, il Movimento Nazional-Socialista!

Il 12 giugno 1942, per il suo 13mo compleanno, Anna ricevette un quadernino a quadretti bianco e rosso, sul quale avrebbe cominciato a scrivere (in olandese) il Diario, inizialmente sotto forma di annotazioni a proposito della scuola e degli amici, quindi come immaginaria corrispondenza con le protagoniste di una popolare serie di romanzi per ragazze, “Joop ter Heul“, della scrittrice olandese Cissy van Marxveldt, di cui lei e le amiche erano accanite lettrici.

Ricostruzione della libreria girevole che nascondeva l’accesso al rifugio segreto

Nel frattempo Otto Frank aveva preparato un nascondiglio nella casa retrostante (Achterhuis in olandese) l’edificio in cui aveva sede la ditta, seguendo un suggerimento del suo collaboratore Kleiman. L’edificio principale era discreto, vecchio e tipico di questo quartiere di Amsterdam. Al primo piano c’erano due piccole camere con bagno e toilette; sopra c’erano una camera grande e una più piccola; infine tramite una scala si arrivava al sottotetto. La porta che conduceva a questo retrocasa di quasi 50 m², che era collegata con una ripida scala all’ingresso degli uffici, venne nascosta da una libreria girevole.

Il 6 luglio, causa un invito dall’Ufficio centrale per l’emigrazione ebraica la famiglia Frank lasciò l’appartamento di Merwedeplein per trasferirsi nell’alloggio segreto. Per sviare i controlli, i Frank avevano lasciato il loro appartamento sottosopra con un biglietto in cui dicevano di essere fuggiti in Svizzera, e la settimana successiva accolsero altre due famiglie nel loro nascondiglio.

L’iniziale speranza del padre di poter tornare tutti in libertà dopo qualche settimana si rivelò vana: furono costretti a restare nascosti per più di due anni. Durante tutto questo periodo non potevano uscire né fare nulla che potesse attirare l’attenzione (ad esempio facendo rumore). Il clima di tensione nel retrocasa, dove i rifugiati vivevano costantemente nella paura e nell’incertezza, portava ripetutamente a tensioni e conflitti.

Il 17 luglio partì il primo treno per Auschwitz e agli Ebrei fu tolta la cittadinanza.

Durante il periodo di clandestinità, Anna lesse molti libri, migliorò il suo stile e si sviluppò velocemente in scrittrice consapevole. Mise in dubbio che suo padre Otto amasse veramente Edith e supponeva che l’avesse sposata solo per motivi razionali. La ragazzina cominciò inoltre a interessarsi a Peter van Pels, descritto come timido e noioso, ma dopo un momento impetuoso la relazione finì. Anna sapeva delle deportazioni e della taglia sugli ebrei. Alcuni brani del diario in cui la ragazza, ormai alle soglie della pubertà, annota i propri dubbi e curiosità riguardo al sesso, furono eliminati dalle prime stampe, come una serie di annotazioni e dubbi circa l’affiatamento dei propri genitori.

In seguito a una segnalazione da parte di una persona mai identificata, la mattina del 4 agosto 1944, attorno alle 10, la Gestapo fece irruzione nell’alloggio segreto. Furono tutti arrestati e trasferiti al quartier generale della  Sicherheitsdientst ad Amsterdam, in Euterpestraat, poi nella prigione di Weternigschans e dopo tre giorni l’8 agosto al Campo di smistamento di Westerbork.

Interrogati dalla Gestapo e tenuti in arresto per la notte, e il 5 agosto trasferiti nella sovraffollata prigione Huis van Bewaring in Weteringschans. Due giorni dopo ci fu un nuovo trasferimento al Campo di Westerbork.

Arrestati come delinquenti, i detenuti erano costretti a compiere i lavori più duri. Le donne – separate dagli uomini – lavoravano nel reparto pile: vivevano nella speranza di rendersi indispensabili per non morire. Arrivavano non solo notizie positive sull’avanzata degli Alleati ma anche quelle sui trasporti verso i campi di concentramento in Europa orientale. Secondo alcune testimonianze dei prigionieri di Westerbork, Anna sembrava persa. Dopo un lungo periodo aveva ritrovato la fede. Il 2 settembre, insieme con la famiglia  durante l’appello fu selezionata per il trasporto ad Auschwitz.

Il 3 settembre 1944 Anna e gli altri clandestini furono caricati sull’ultimo treno merci in partenza per Auschwitz, dove giunsero tre giorni dopo. Sua madre morì di inedia ad Auschwitz-Birkenau il 6 gennaio 1945, secondo alcune testimoni provata dall’essere stata separata dalle figlie.

Tomba di Anna e Margot a Bergen-Belsen, dove morirono nel febbraio 1945

Margot e Anna passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen, dove morirono di tifo esantematico. Margot fu la prima, nonostante le cure della sorella, e fu seguita il giorno successivo da Anna.

La data della loro morte non è nota con certezza: inizialmente era indicata come avvenuta nel mese di marzo, ma nuove ricerche pubblicate nel 2015 l’hanno retrodatata al febbraio 1945.

Una giovane infermiera olandese, Janny Brandes-Brilleslijper, che nel lager aveva stretto amicizia con le due ragazze e assistito alla morte di Anna, seppellì personalmente i cadaveri in una delle fosse comuni del campo e, subito dopo la liberazione, scrisse al loro padre, Otto Frank, comunicandogli la tragica notizia.

Solo Otto, il padre di Margot e di Anna, tra i clandestini, sopravvisse ai campi di concentramento. Rimase prigioniero ad Auschwitz fino alla liberazione da parte dell’esercito sovietico il 27 gennaio 1945; il 3 giugno tornò ad Amsterdam dopo tre mesi di viaggio, presso la famiglia Miep.

Una volta appresa la notizia della morte di Anna e Margot, Miep gli consegnò il diario della ragazza, che aveva conservato nel proprio ufficio con l’intento di restituirlo solo alla legittima proprietaria. Otto, superato l’iniziale sconforto per la perdita della propria famiglia, mostrò gli scritti della figlia a diversi amici che lo convinsero a darlo alle stampe.

Otto stesso, in sede di revisione del manoscritto, ne modificò la grammatica e la sintassi, omettendo alcune parti perché considerate troppo private e poco rispettose dei compagni di sventura, in modo da renderlo adatto per la pubblicazione (solo anni dopo ne venne approntata una versione maggiormente fedele). Il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis (“Il retrocasa” in olandese).

Otto, che nel frattempo si era risposato con una superstite di Auschwitz, la viennese Elfriede Markovits, madre di un’amica di Anna, morì di cancro ai polmoni a Basilea, in Svizzera, dove si era stabilito da tempo, il 19 agosto 1980, all’età di 91 anni.

. l diario principia come espressione privata dei pensieri intimi dell’autrice, la quale manifesta l’intenzione di non permettere mai che altri ne prendano visione. Anna vi racconta della propria vita, della propria famiglia e dei propri amici, del suo innamoramento per Peter, nonché della sua precoce vocazione a diventare scrittrice. Il diario mostra la rapidissima maturazione morale e umana dell’autrice e contiene anche considerazioni di carattere storico e sociale sulla guerra, sulle vicende del popolo ebraico e sulla persecuzione antisemita, sul ruolo della donna nella società.

Il Diario di Anna Frank

All’inizio del diario: “Spero di poterti affidare tutto come non ho mai potuto farlo a nessuno e spero che mi sarai di grande supporto”. Anne Frank 12 giugno 1944.

Il diario principia come espressione privata dei pensieri intimi dell’autrice, la quale manifesta l’intenzione di non permettere mai che altri ne prendano visione. Anna vi racconta della propria vita, della propria famiglia e dei propri amici, del suo innamoramento per Peter, nonché della sua precoce vocazione a diventare scrittrice. Il diario mostra la rapidissima maturazione morale e umana dell’autrice e contiene anche considerazioni di carattere storico e sociale sulla guerra, sulle vicende del popolo ebraico e sulla persecuzione antisemita, sul ruolo della donna nella società.

Il 28 marzo 1944 Anna Frank, dopo aver ascoltato una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein — membro del governo olandese in esilio — il quale diceva che, una volta terminato il conflitto, avrebbe creato un registro pubblico delle oppressioni sofferte dalla popolazione del Paese sotto l’occupazione nazista; il ministro menzionò la pubblicazione di lettere e diari, cosa che spinse Anna a riscrivere sotto altra forma, e con diversa prospettiva, il proprio.

Esistono quindi due versioni autografe del diario:

  1. la versione A, la prima redazione originale di Anna, che va dal 12 giugno 1942 al 1º agosto 1944, della quale non è stato ritrovato il quaderno (o i quaderni) che copriva il periodo 6 dicembre 1942 – 21 dicembre 1943;
  2. la versione B, la seconda redazione di Anna, su fogli volanti, in vista della pubblicazione, che copre il periodo 20 giugno 1942 – 29 marzo 1944.

Il testo su cui si basò la prima edizione del 1947 (versione C) fu compilato da Otto Frank basandosi principalmente sulla versione B, apportando modifiche e cancellazioni e aggiungendo quattro episodi tratti da un altro autografo di Anna, i Racconti dell’alloggio segreto. L’edizione critica del diario, pubblicata nel 1986, compara queste tre versioni.

La casa dove Anna e la famiglia si nascondevano è diventato un museo. Si trova al numero 263 di Prinsengracht , nel centro della città, raggiungibile a piedi dalla stazione centrale, dal palazzo reale e dal Dam.

Nel 1956 il diario fu adattato in un’opera teatrale che vinse il Premio Pulitzer, nel 1959 ne fu tratto un Film e nel 1997 seguì un’opera di Broadway con materiale aggiunto dal diario originale.

Pier Luigi Cignoli

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Repertorio

(dati raccolti da Wikipedia)

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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