Al termine della consultazione annuale sull’Italia, il Fondo monetario internazionale ha diffuso il Rapporto Article IV che riguarda importanti temi economici sull’eurozona dopo la Brexit.

Il Fmi ha riconosciuto la crescita avvenuta nel 2015 dello 0,8% proseguita nel primo quarto del 2016 e le riforme effettuate dalle autorità e dal governo dell’Italia, tuttavia ha anche ricordato come rimangano ancora delle sfide strutturali significative: gli investimenti e la produttività sono ancora bassi, il tasso di disoccupazione è sopra l’11%, le banche sono stressate da Npl molto alti (i non performing loans, i crediti incagliati) e dai processi giudiziari.

Dunque, la crescita, a detta del Fondo, sarebbe messa a rischio, rimanendo sotto l’1% per quest’anno e attorno all’1% per il prossimo anno, il 2017. Questo livello di crescita, hanno dichiarato gli economisti di Washington, implicherebbe un ritorno ai livelli di produzione pre-crisi (2007) “solo dalle metà degli anni 2020 e con un ampliamento del divario di reddito dell’Italia con la crescita più veloce dell’eurozona”. Le riforme dunque, ha raccomandato il Fondo, vanno portate a termine, se non addirittura intensificate.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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