CARLO BONOMI PRESIDENTE CONFINDUSTRIA

Ennesima presa di posizione da parte dei “SOLONI” dell’Unione Europea, che, forse non sapendo come spendere il tempo  o non avendo una vera cognizioni dei problemi della vita e del quotidiano,  dati anche gli esorbitanti stipendi e note spese omnicomprensive di cui beneficiano, hanno “pensato” e ovviamente “proposto” di ELIMINARE l’insalata in busta, ed altri prodotti ortofrutticoli confezionati, dalla distribuzione fatta tramite Super e Iper Mercati, non trascurando un accenno anche ai vini”.

Se tale “assurdo” provvedimento dovesse entrare in vigore sicuramente andrebbe a contrastare con le nostre abitudini e le nostre scelte, per non parlare poi del danno economico finanziario alle “FILIERE AGROALIMENTARI”, che in questi anni si sono attrezzate per fornire ai consumatori confezioni monouso, piccoli cestini, frutti in rete per evitare inutili sprechi e “dimensionare” i consumi.

I “PENSATORI” della Comunità Europea, facendo riferimento al regolamento sugli imballaggi – altra discutibile scelta che condizione la nostra industria specializzata in detto settore – vorrebbero pertanto eliminare tutte le confezioni al di sotto del peso di 1,5Kg.

C’è da chiedersi che tipo di “preparazione” hanno maturato per prendere decisioni che rasentano la “follia” o quali altri occulti interessi li spingono a promuovere tali “eresie”.

Provate ad immaginare un “single” che, desideroso di cenare con una “insalata mista” deve acquistare una confezione da 1,5Kg. per la gioia degli Europarlamentari: ridicolo e costoso, oltre il fatto che dopo qualche giorno, se non consumata, va buttata nella spazzatura!

La Coldiretti ha replicato: “Tale normativa creerebbe problemi dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Il cestino di fragole o piccoli frutti, garantirebbe ad esempio l’integrità del prodotto nelle fasi di trasporto. I prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani, con il pericolo di ridurne il consumo, già calato dell’8% per la frutta e del 10% per gli ortaggi nel 2022, con un impatto pericoloso sulla salute. In base ai dati diffusi dalla confederazione, appena il 16,8% degli italiani ha consumato prodotti ortofrutticoli almeno quattro volte al giorno, come suggeriscono di fare gli esperti dell’Organizzazione mondiale per la salute. Sono a rischio anche le bottiglie dei vini. La filiera vitivinicola teme in particolare di perdere il formato magnum ma anche le tipologie più “importanti”, come ad esempio quelle necessarie per i grandi vini invecchiati. I produttori sono preoccupati per le condizioni di riutilizzo del vetro, che presentano “contorni problematici e poco chiari”, col rischio di vanificare il lavoro fatto nel corso degli anni sul fronte del riciclo.”

La Confindustria esprime le sue contrarietà affermando: “La bozza di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio predisposta dalla Commissione Europea, stravolge i principi fin qui adottati per la loro gestione e avrebbe un impatto devastante su tutte le imprese italiane con quasi 7 milioni di posti di lavoro a rischio. Condividiamo fortemente gli obiettivi della transizione ambientale, già da tempo al centro delle priorità delle imprese industriali, ma per completarla servono più tecnologia, più investimenti e soprattutto la necessaria proporzionalità e gradualità nelle regole, per permettere alle aziende di sostenerne i costi mantenendo alte leadership e competitività sui mercati internazionali. Ma il problema ambientale può diventare sociale se non rispettiamo la neutralità tecnologica: abbiamo settori – come il packaging e l’automotive – in cui siamo leader e puntare su una tecnologia rispetto ad un’altra uccide l’industria europea e non risolve il problema. Ad esempio, identificare come uniche tecnologie quelle a zero emissioni allo scarico è un errore, perché consegna la filiera nazionale dell’automotive ai produttori asiatici e mette a rischio 70mila lavoratori del settore che con l’indotto arriverebbero a 140mila. È pertanto di fondamentale importanza sviluppare il concetto di carburanti carbon neutral per consentire alle diverse tecnologie di concorrere da subito alla riduzione e poi all’azzeramento delle emissioni di CO2 nel settore dei trasporti. Anche nel riciclo e nel packaging l’industria italiana è all’avanguardia, e ha investito per anni.”

Mentre i soliti Europarlamentari SINISTRODI non fatto obiezioni a tale “progetto” l’Europarlamentare della Lega Silvia Sardone ha dichiarato e sottolineato“La normativa sugli imballaggi proposta dall’Ue rischia di penalizzare la filiera del riciclaggio dei prodotti, che in Italia è ben più avanzata che nel resto d’Europa. Il nostro settore del packaging è eccellenza internazionale con migliaia di aziende coinvolte che ora sono, in parte, a rischio. Puntare sul riutilizzo degli imballaggi può avere un notevole impatto economico negativo sull’industria alimentare, cosmetica, farmaceutica, chimica, su quella dei dispositivi medici, della cura della casa, della ristorazione e della logistica oltre ovviamente a quella del riciclo. Noi abbiamo segnalato, in più occasioni, che questo regolamento minerebbe quanto costruito in questi anni con investimenti industriali importantissimi sull’economia circolare. È del tutto assurdo portare avanti provvedimenti ideologici. L’Italia ha raggiunto con 9 anni di anticipo gli obiettivi europei di riciclo fissati al 2030 e persino investimenti del Pnrr sono previsti su questo tema. Per questo noi della Lega, e speriamo tutte le delegazioni italiane, saremo in prima linea per arginare l’impatto di questa normativa e riportare buonsenso nella discussione.”

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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