Centodieci anni fa avvenne il furto della Monna Lisa. Anche e non solo per questo motivo divenne un mito, per il quale fu sospettato persino il pittore Pablo Picasso. Di sicuro tutti conoscono la Gioconda di Leonardo Da Vinci, uno dei dipinti più celebri e visti di tutti i tempi. Forse, però, non tutti sanno che, per colpa di un ladro pasticcione, rischiò di andare perduta.

Il quadro, infatti, nel 1517 si trovava in Francia, dopo che lo stesso Leonardo l’aveva portato con sé quando si era trasferito lì e, nella prima metà del Cinquecento, era stato acquistato dal sovrano Francesco I per 4.000 ducati. Il fatto che il dipinto non si trovasse più in Italia, però, a Vincenzo Peruggia (1881-1925), un italiano emigrato a Parigi a fine Ottocento, non andava proprio giù. Non solo: credeva che fosse stato l’imperatore francese Napoleone ad averlo portato via agli italiani. E così provò a riportarlo in patria.

Come? Molto semplice, rubandolo! Originario della provincia di Varese, questo ladro “romantico” lavorava per una ditta di manutenzione proprio al Louvre, il museo francese in cui il quadro era esposto.

La mattina del 21 agosto 1911, si nascose in una delle sale e, all’alba, nel giorno di chiusura del museo, quando nessuno lo poté vedere, staccò il quadro dalla parete, tolse la cornice, il vetro, poi nascose la tela sotto la sua giacca e uscì indisturbato.

Giunto a casa, mise al sicuro la Gioconda poi tornò al lavoro nel museo. Giustificò il ritardo poiché la sera prima si era ubriacato. I colleghi gli credettero e per ventiquattro ore nessuno si accorse di nulla. Poi, com’era naturale, il furto fu evidente e partirono gli interrogatori a tappeto.

Fu diramato anche un appello ai cittadini di Parigi per capire se qualcuno avesse notato persone dal fare sospetto nei pressi del museo. Per errore, furono individuati – e subito rilasciati – anche due giovani che sarebbero diventati famosi: il poeta Guillaume Apollinaire e il pittore Pablo Picasso. Della Gioconda però ancora nessuna traccia. Sarà lo stesso Vincenzo Peruggia due anni dopo a tradirsi. Provò, infatti, a rivendere il dipinto a un gallerista fiorentino, a patto che il quadro fosse custodito in Italia. Il piano, però, fallì e lui fu arrestato. Il 5 giugno del 1914 fu processato dal Tribunale di Firenze. Riconosciuto colpevole, ma infermo di mente, fu condannato a un anno e quindici giorni di prigione per furto aggravato. La pena sarà poi ridotta in appello a sette mesi e otto giorni di reclusione. Peruggia tornato libero fece in tempo a partecipare alla “Prima Guerra mondiale” e, dopo la battaglia di Caporetto (1917), a finire in un campo di prigionia austriaco.

Terminata la guerra, il 26 ottobre del 1921 si sposò con tale Annunciata. Morì d’infarto quattro anni dopo. La Gioconda, intanto, tornò al Louvre, dove ancora oggi milioni di turisti provenienti da tutto il mondo hanno la possibilità di ammirarla.

Il vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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