Manifestazioni di panico” riconducibili “all’unica causa iniziale della diffusione dello spray” da parte degli imputati. Così la Cassazione ricostruisce quanto accaduto a piazza San Carlo a Torino il 3 giugno 2017, quando si scatenò il panico tra chi assisteva dai maxischermi allestiti alla finale di Champions tra Juventus e Real Madrid: rimasero ferite oltre 1.500 persone, mentre due donne morirono successivamente a causa delle lesioni riportate.

La Suprema Corte, con la sentenza depositata oggi dalla Quinta sezione penale, spiega perché, lo scorso gennaio, decise di confermare in via definitiva le condanne – oltre 10 anni di reclusione – inflitte a 4 giovani di origine marocchina, nell’ambito del processo per omicidio preterintenzionale.

“Non residua spazio alcuno – scrivono i giudici di piazza Cavour, confermando la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Torino nel luglio 2020 – quanto al determinismo causale, per conclusioni diverse da quelle raggiunte dalla Corte territoriale”. E ancora: “il timore di attentati terroristici – aggiunge la Cassazione – può avere amplificato l’effetto del panico, ma certo non elide l’autonoma rilevanza causale dell’azione scriteriata che ha generato il disordinato movimento di folla”.

Anche l’ipotesi della “esistenza di altre bande di rapinatori”, si legge ancora nella sentenza depositata oggi, “non incrina la determinante considerazione sviluppata nella sentenza impugnata: ossia, che non è dato sapere dove si trovassero costoro e, pertanto, che influenza potrebbero avere avuto sul determinismo causale, laddove è certo che nel punto in cui la situazione di caos si è generata c’erano gli imputati, i quali, in concorso tra loro, avevano deciso di ricorrere all’uso dello spray”. Da parte degli imputati quindi, conclude la Cassazione, c’era la ”consapevolezza degli effetti dello spray – che peraltro si pongono quali calcolati risultati, voluti per creare una situazione di disordine nella quale agire indisturbati – in un’area affollatissima”.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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