Prima del caso Balotelli in Verona-Brescia, abbiamo assistito agli ululati dei tifosi cagliaritani contro il centravanti interista di colore Lukaku. Poi è stata la volta della partita Atalanta Fiorentina fermata dall’arbitro con un fischio lungo e il braccio alzato.

Ai giocatori sarà spiegato che in quel momento la partita s’interrompe per razzismo perché l’esterno fiorentino Dalbert è appena stato bersagliato da “buuu” e cori discriminanti per il colore della pelle. L’interruzione più che giusta è stata necessaria per avvertire il pubblico che da questo campionato con il razzismo non si scherza e che se la cosa dovesse ripetersi ci sarebbero gli estremi per una decisione ancora più rilevante.

A questo punto lo speaker annuncia che in caso d’intemperanze reiterate di razzismo il match potrà essere sospeso con conseguenze anche sul risultato finale dell’incontro. Nessuno sconto. E se qualcuno dovesse provare ancora a scambiare il tifo per la propria squadra in un messaggio verso il colore della pelle di un giocatore avversario, la partita finirà immediatamente. A gioco fermo, vista l’inflessibilità del direttore di gara i “buuu” e le offese sono finite. Linea dura per dimostrare che la tolleranza zero non è solo uno slogan, anzi fa bene al calcio.

I club inglesi i tifosi razzisti li cacciano a vita dai loro stadi. Li portano ad Auschwitz per meditare sulla gravità di certi cori e commenti sul social. Loro picchiano duro e lo fanno subito. L’Uefa, anche se barcolla sul fair play, sul razzismo non transige. Come nel caso di Slovacchia, Ungheria e Romania dove i tifosi si sono macchiati di razzismo e per questo le loro nazionali giocheranno tre turni a porte chiuse nelle gare di Euro2020. E noi? A parte le solite dichiarazioni buoniste e il giro di vite della Figc sulla minaccia di sospensione delle partite in caso di comportamenti razzisti si vede ben poco all’orizzonte. Juve a parte, ovviamente, che ha dichiarato guerra a chi voleva tenerla in ostaggio usando i cori razzisti – al centro dell’inchiesta Last Banner – come arma di ricatto.

In pratica se non mi paghi, “offendo i neri” e per la società sono guai, tra multe e partite a porte chiuse. Al momento la Lega Serie A sta per lanciare l’iniziativa, la “Squadra contro il razzismo”, con un testimonial per ogni club che in prima persona si farà portatore dei valori del rispetto e dell’uguaglianza. In attesa degli interventi dell’autorità giudiziaria, si deve ripartire. Il calcio è un gioco che deve far felici tutti e non si può accettare nessuna forma di discriminazione che lo possa far vergognare. Il razzismo è un pessimo esempio anche per i più piccoli. Speriamo che tutte le Federazioni del mondo reagiscano duramente.

Il Vice Direttore Ugo Vandelli – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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