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“Ci capita di vedere, in casi particolarmente complessi, che conta anche la volontà di vivere delle persone. Per questo continuiamo a cercare e andiamo avanti”, ha spiegato il contrammiraglio della Guardia Costiere USA John Mauger al programma Today della NBC.  L’ossigeno è quasi certamente esaurito nel batiscafo disperso da domenica, ma si continua a cercare il batiscafo che prometteva una visita al relitto del Titani a 3.800 metri in fondo al mare a più di due miglia (quasi quattro chilometri) sotto la superficie dell’Atlantico settentrionale.

La fase più critica per le 5 persone a bordo del Titan è quindi giunta. La missione di ricerca e salvataggio, secondo il capitano Jamie Frederick, “rimane attiva”.

Ma ammesso di individuare subito il batiscafo, sarebbe praticamente impossibile portare in salvo le persone all’interno in una manciata di ore.

A bordo della OceanGate Expeditions il britannico Hamish Harding, Shahzada Dawood ed il figlio Suleman Dawood, pakistani,  l’amministratore delegato e fondatore di OceanGate, Stockton Rush, e il francese Paul-Henri Nargeolet.

Le speranze erano riposte nei sonar capaci di captare indizi sonori a grandi profondità. Gli esperti non sanno da cosa provenissero ma le ricerche del sottomarino Titan di Ocean Gate sono state ampliate e coinvolgono un’area due volte più grande dello stato americano del Connecticut, pari a circa 26mila Km e in profondità  scende fino a 2,5 miglia, circa 4mila metri.

Mentre scadeva il count-down, ha raggiunto il fondo marino il Rov, il mini-robot per le acque profonde, della nave canadese Horizon Arctic, che ha cominciato subito a scandagliare i fondali. Pochi minuti prima era arrivato nella zona delle ricerche la nave oceanografica francese Atalante con un altro robot sottomarino, Victor 6000, da calare in acqua.

Il piccolo batiscafo Titan, lungo 6 metri e mezzo, aveva interrotto le comunicazioni a meno di due ore dall’inizio del suo viaggio verso i resti del Titanic.

L’ex comandante di sottomarini nucleari della Marina degli Stati Uniti, David Marquet, ha smorzato i timidi entusiasmi avvertendo che i rumori rilevati nelle ultime ore potrebbero non provenire dal sommergibile Titan: “Non credo che il rumore sia loro, potrebbero essere solo suoni naturali. Sentiamo rumori e altre navi stanno arrivando nell’area, e poi sentiamo più rumori, e non penso che sia una coincidenza”, ha affermato alla Bbc.

Anche se fosse rintracciato, servirebbero poi almeno altre 4 ore per poter riportare il Titan in superficie e aprire senza rischi il portellone. In un briefing del Science Media Centre, seguito dalla Bbc, Alistair Greig, professore di ingegneria marina presso l’University College di Londra, e Rob Larter, geofisico marinodel British Antarctic Survey, alla domanda su quanto tempo potrebbe volerci per portare il sottomarino in superficie una volta trovato, hanno risposto: “Non sappiamo quanto tempo ci vorrebbe ma in uno scenario operativo normale pensiamo ci vogliano circa due ore per scendere in profondità e ancora circa due ore (per risalire)”.

A cura di Televideo – Foto ImagoEconomica 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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