Ieri, 4 ottobre 2023 è stato approvato al COREPER, l’organo che riunisce a Bruxelles gli Ambasciatori dei Ventisette, l’accordo sul regolamento di gestione delle crisi, uno dei pilastri del Patto migrazioni e asilo.

Si rilevano i voti contrari da parte della Polonia e dell’Ungheria, l’astensione della Slovacchia, della Repubblica Ceca e dell’Austria.

Grande compiacimento da parte di Ursula von der Leyen che ha dichiarato: “Accolgo con favore l’accordo politico raggiunto con successo dagli Stati membri. È una vera a propria svolta che ci permette di portare avanti i negoziati con il Parlamento e il Consiglio Ue. Uniti possiamo siglare il Patto prima della fine di questo mandato”.

Tale intesa si era arrenata lo scorso giovedì al Consiglio Affari interni per la richiesta italiana di un supplemento di riflessione, causa la richiesta di escludere i salvataggi compiuti dalle navi Ong, finanziate dalla Germania e dalle possibili situazioni di strumentalizzazione dei flussi migratori.

Nello specifico si ricorda lo scontro tra Roma e Berlino relativo al finanziamento da 750mila euro del Governo tedesco a Sos Humanity, considerato quale provocazione nei confronti dell’Italia. Questo causò un “pesante” lavoro diplomatico, che si è finalmente risolto nella giornata di ieri.

Il compromesso tra la premier Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz, nel secondo incontro a Granada, si è perfezionato stralciando integralmente il passaggio sulle Ong sgradito all’Italia.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, afferma: “L’accordo sul regolamento in materia di migranti raggiunto a Bruxelles è un successo per l’Italia, frutto di un grande lavoro diplomatico. I nostri partner hanno compreso le nostre istanze. In caso di grandi crisi migratorie tutti gli Stati membri dovranno fare la loro parte.”

Il Ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha condiviso l’operato di tutti e ha sottolineato: “Abbiamo lottato duramente e con successo a Bruxelles per garantire che gli standard umanitari minimi non venissero indeboliti.”

Nel “crisis mechanism” sono evidenziate le misure che potrebbero essere adottate in caso di emergenze caratterizzate non solo dai grandi afflussi di migranti, ma anche da una eventuale pandemia e/o da una crisi prodotta dalla strumentalizzazione delle migrazioni per scopi politici, finanziari ed economici da parte di Paesi terzi. Il regolamento, già proposto in settembre dalla Commissione europea, prevede che lo stato di emergenza possa essere innescato dai Governi nazionali, chiamati a dare il proprio parere e/o consenso su richiesta di uno Stato membro o della Commissione stessa. Dichiarata aperta la crisi, la procedura contempla anche le eventuali deroghe all’abituale sistema di asilo, con l’utilizzo di una maggiore flessibilità nello screening delle domande e all’istituzione di centri di gestione delle richieste d’asilo al di fuori dei confini dell’Unione europea e/o la possibilità di trattenere i migranti fino alla fine del procedimento di valutazione delle istanze.  Ritornano ben chiare le norme relative alle misure di solidarietà come la redistribuzione dei migranti in tutta l’Unione per andare incontro ai Paesi più esposti a sbarchi e arrivi come l’Italia, ma anche la possibilità di frenare il trasferimento dei movimenti secondari dei ‘dublinanti’ verso gli Stati di primo approdo.

A cura di Pier Lui Cignoli – Foto ImagoEconomica 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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