A tutti gli amici lettori proponiamo oggi uno scritto relativo ad un fatto vero accaduto in una scuola elementare di Firenze, dove i protagonisti sono una bimba di 9 anni e un’insegnate “politicamente corretta”.

La bambina, figlia e nipote di stimati professionisti fiorentini, ritenuta nell’ambito scolastico particolarmente intelligente, motivata, appassionata di lettura e interessata alle notizie di attualità proposte dai mezzi di comunicazione, qualche giorno fa, nel corso dell’intervallo scolastico, ha chiamato due sue compagne “le mie amiche cinesi”.

Per questa sua affermazione è stata “ripresa” dall’insegnante che, a suo dire, era frutto di una “distinzione razziale”, affermando che il modo corretto per relazionarsi con loro sarebbe stato quello di chiamarle solo per nome.

L’allieva, per niente intimorita, visto il carattere spigliato e desideroso di apprendere sempre al meglio, ha risposto alla maestra motivando il suo pensiero: “Se io vado in Cina e mi chiamano italiana non mi offendo, anzi. E loro due restano sempre cinesi anche in Italia”.

L’insegnate, a tale replica, indispettita si è rivolta alla bambina (non dimentichiamo che ha solo 9 anni) con foga accusandola di essere “discriminante!”.

La piccola, invece, non si è fatta per niente intimorire e, contestando le parole della sua maestra, ha replicato: “Fra loro parlano solo cinese e noi pur volendo essere loro amiche non le capiamo e loro non ancora non ci capiscono. Chissà, potrebbero anche parlare male di noi. Se fossero italiane non dovrebbero almeno parlare un po’ come noi e farsi capire da tutti? A nuoto e tennis ho amici neri nati in Italia. Loro sono intelligenti, perché se li chiamo amici di colore non si offendono e continuano a ridere e giocare con me. Però per lei, signora maestra, sono io che sbaglio”.

L’ educatrice sentendosi ancora una volta contrastata, con fare stizzito ha poi redarguito la scolara per il suo atteggiamento, ma la bimba, sempre con rispetto, ha sottolineato: “Maestra lei mi può redarguire quanto vuole, ma un mio amico nero di pelle se lo chiamo cioccolatino non si offende, anzi ride e mi chiama mozzarella. Io non mi offendo e rido con lui”.

La morale che si intravede è che i bambini sono sempre più “intelligenti” e a volte vincono per KO il confronto con quegli “adulti” che dovrebbero educare col buon senso e col sapere imparziale, ma, invece, attivano quell’educazione che nasce sotto la spinta della politica, cercando di fuorviare le giovani menti con la motivazione di “educhiamoli presto per educarli come pare a noi”, un classico della sinistra!

A cura di Pier Luigi Cignoli – Foto Imagoeconomica

 

 

Editorialista Pier Luigi Cignoli

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