Rimarrà indimenticabile la notte che doveva essere di solo sport e di festa a Torino ed invece si trasformò in una trappola mortale per molti tifosi.
E ora a cinque mesi dai fatti di Piazza San Carlo in cui durante la proiezione su maxi schermo della finale Champions una serie di ondate di panico provocò oltre 1.500 feriti e la morte di una donna, la procura di Torino si prepara a notificare una ventina di avvisi di chiusura indagini.

Sotto la lente d’ingrandimento i vertici della città, l’atto che la procura subalpina starebbe per notificare coinvolgerebbe alcune figure di vertice della città, oltre a funzionari e dirigenti degli enti coinvolti nell’organizzazione dell’evento. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Armando Spataro e dai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacile, procede lungo due direttrici: da una parte si cerca di capire che cosa abbia spaventato gli spettatori, dall’altra si lavora su eventuali lacune organizzative e gestionali della manifestazione.

Le ipotesi di lavoro sono le lesioni gravissime e l’omicidio colposo in relazione all’articolo 40 del codice penale, che punisce le condotte omissive di chi doveva evitare l’evento dannoso. Sono circa duecento le persone ascoltate in questi mesi come testimoni da polizia e magistratura, che hanno raccolto numerosi documenti e verbali. Per ora nel registro degli indagati erano stati iscritti i nomi di presidente e direttore di Turismo Torino, ente organizzatore della serata, Maurizio Montagnese e Danilo Bessone.

E per effetto delle numerose querele, come atto dovuto, quello della sindaca Chiara Appendino.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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