C’è una svolta nelle indagini sull’omicidio di Paolo Stasi, il 18enne di Francavilla Fontana che la sera del 9 novembre 2022 fu ucciso davanti all’ingresso della sua abitazione in via Occhi Bianchi

I carabinieri alle prime luci di oggi, lunedì 22 maggio, hanno eseguito cinque misure cautelari a carico di altrettante persone. Due sono state condotte in carcere, una è ristretta ai domiciliari e le altre due sono state sottoposte a obbligo di dimora.

Tra le persone arrestate c’è un giovane che all’epoca dei fatti era ancora minorenne.

Dalle indagini è emerso che, a scatenare il delitto, commesso a sangue freddo con due colpi d’arma da fuoco, sarebbero state tensioni nel settore dello spaccio di droghe, nel quale anche la vittima sarebbe stata coinvolta.

In totale otto le persone indagate per la morte del ragazzo: le accuse nei loro confronti sono a vario titolo di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e futili motivi. Il movente sarebbe riconducibile a un debito per droga, pari a 5mila euro.

Quattro giorni prima dell’omicidio ci sarebbe stato un sopralluogo, “funzionale – stando a quanto riportato nel provvedimento di arresto – alla cura e alla definizione dei dettagli dell’azione di fuoco“.

Secondo quanto ricostruito, quel giorno, intorno alle 17.20, un 21enne alla guida dell’autovettura e un 17enne seduto sul sedile posteriore in modo da eludere le telecamere comunali, avrebbero raggiunto una strada vicina a via Occhi Bianchi. “Il conducente sarebbe rimasto all’interno dell’auto mentre il 17enne, raggiunto a piedi il portone dell’appartamento di Paolo Stasi, lo avrebbe fatto scendere con un pretesto per poi esplodere due colpi di pistola“, spiega la procura di Brindisi in una nota. I due si sarebbero allontanati per assicurarsi la fuga, utilizzando la stessa auto.

Tra gli indagati figura anche la madre di Stasi, che deve difendersi dall’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Secondo quanto riportato dal Quotidiano di Puglia, nei messaggi ritrovati fra le chat intercorse con il figlio, i due parlavano della droga – marijuana- che ogni giorno il ragazzo avrebbe ceduto a cadenza quasi giornaliera. “Circostanza poi confermata dalla donna quando il 24 novembre fu ascoltata in caserma come persona informata sui fatti – e dunque non nelle vesti di indagata, allora, come parte offesa è assistita dall’avvocato Domenico Attanasi – aggiungendo anche un particolare che è stato approfondito nella parte delle indagini dedicate all’individuazione del movente dell’omicidio: nella loro casa madre e figlio avrebbero custodita della droga ceduta poi a terzi dal loro fornitore”, ricostruisce il giornale pugliese.

A cura di Elena Mambelli – Foto Imagoeconomica

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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