Il giorno in cui a Milano si festeggia il Santo Patrono, il 7 dicembre, a casa della signora Marisa si allestiva l’albero di Natale. Gli sarebbe piaciuto tanto anche poter affiancargli un presepe, ma gli esigui spazi dell’appartamento che la ospitava non glielo consentivano. E fu così che, quando si trattò di scegliere un nuovo albero di Natale, nel dicembre del 1992, Marisa optò per un mini alberello innevato sintetico, completamente addobbato. Le lucine intermittenti erano la classica ciliegina sulla torta. Per trent’anni, dal 7 dicembre al 7 gennaio, Natalino, era il nome che Marco – il figlio di Marisa affetto da una forma estrema di empatia che lo portava ad “umanizzare” gli oggetti, attribuendo a questi ultimi sentimenti e valori tipicamente umani – gli appioppò non appena lo vide uscire dalla confezione. La collocazione, naturalmente, la decise Marisa scegliendo lo spazio più in vista della sua cucina: sul frigo. Un tappetino in cotone, di colore beige, decorato con bellissime stampe di fiori, foglie di poinsettia rossa e piccole stelle, era perfetto per infilarlo sotto l’albero e completare la tua decorazione natalizia.

Nelle notti insonni che Marisa trascorreva guardando in televisione vecchi film e sceneggiati in bianco e nero, mentre il fedele Fiocco sonnecchiava beato sulla sua poltrona preferita, Natalino si sentiva meno solo e pareva gradire la programmazione televisiva tipicamente natalizia. Al termine delle festività natalizie, l’alberello tornava nella sua confezione originale, protetto da una federa di cotone, per cadere in letargo come ogni oggetto legato al Natale. Negli undici mesi di inattività, Natalino alternava momenti di profonda filosofia a periodi di raro e spassoso umorismo, nella trepida attesa d’essere ricollocato su quel frigo che lui stesso aveva ribattezzato Ghigo. Anno dopo anno, c’era sempre qualcosa di diverso in quella piccola cucina abitabile.

Il vaso dei fiori cambiò nel 1994, l’anno successivo apparve un enorme divano in pelle, poi fu la volta, in ordine rigorosamente cronologico: di forno a microonde, tostapane, condizionatore, poltrona elettrica reclinabile, per finire con lo stesso frigo e la caldaia. Marisa e Fiocco, agli occhi di Natalino, ogni Natale erano sempre un po’ più stanchi e acciaccati, ma non avevano perso la voglia di celebrare la nascita di Gesù Cristo.

Poi, arrivò il 7 dicembre del 2022 e la confezione che Marisa utilizzava per ricoverare Natalino, quel giorno non si aprì. E non si aprì neppure il giorno dopo e neanche quello seguente. Quell’anno, Natalino, le sue lucine e ogni altro addobbo natalizio, restarono tristemente rinchiusi nella profonda oscurità chiamata solitudine.

Quando, dopo l’Epifania, furono collocati all’interno di un piccolo furgoncino per essere trasportati in un luogo imprecisato, Natalino comprese che da quell’anno, in cui il Natale saltò, a cambiare non erano gli oggetti ma l’abitazione e chi la viveva. Ora Natalino, le lucine e gli addobbi, in attesa di tornare protagonisti durante il mese natalizio, sono stati collocati nella soffitta di un appartamento abitato da una famiglia “allargata” in cohousing, popolato da anziani i quali mantengono la propria vita privata con stanze dedicate, e condividono con gli altri alcune attività quotidiane per combattere la solitudine e l’esclusione sociale. Il 7 dicembre 2023, Natalino tornerà sul frigo e da quella postazione privilegiata, troverà nel sorriso di Irma, Angela, Diva e Giovanni e negl’occhi di Elettra, la piccola meticcia mascotte della casa, la stessa intensità di luce che gli trasmettevano la signora Marisa e Fiocco.

Dimenticavo, non importa cosa trovi sotto l’albero, ma chi ci trovi intorno.

Cari Auguri

A cura di Marco Benazzi editorialista – Foto Imagoeconomica

Editorialista Benazzi Marco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui